Di Sara Cofani e Valeria Carraro

Sara: Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.
Valeria:  Ma che cosa significa “beati ?

Sara:  Beati vuol dire felici.

Valeria:  E come puoi pensare che un povero possa essere felice?
Sara: Eh, bella domanda.  Pensa che proprio loro me l’hanno insegnato. I poveri.
Perché possono privarti di tutto. Possono toglierti la casa, i soldi, il lavoro, l’amore. Possono toglierti tutto quello che hai il diritto di avere. Tutto. Basta un attimo per diventare un uomo per cui il tempo e la pioggia non scorrono mai di lato. Basta un attimo perché quel tempo e quella pioggia ti investano. Basta un attimo per sentirci così soli da sperare che qualcuno ci ami anche quando non riusciamo nemmeno a guardarci allo specchio.  
Ma ecco, mi hanno insegnato che c’è la vita oltre la morte, la speranza oltre il destino, l’infanzia oltre ogni violenza. Ogni giorno arrivano notizie di naufragi, di morti senza nome ripescati e sepolti per carità umana.
Ogni giorno c’è chi lotta per la libertà di vivere la propria sessualità, di amare chi si vuole, di autodeterminarsi, di gestire in autonomia il proprio corpo senza ingerenze, di poter decidere se e quando diventare madri senza giudizi, di lavorare e guadagnare in proporzione al proprio impegno e non in base al proprio genere, di vivere senza il terrore di essere stuprate, picchiate, uccise.
Ed ogni giorno c’è chi si impegna, chiedendo i propri diritti, mostrando  simboli della pace, cartelli fatti a mano, parole sulle mani alzate.
Ogni giorno c’è qualcuno che piange perché non ha più una casa, quella stessa casa che finisce insieme all’amore.

Abbiamo bisogno di fermarci, Vale.

Valeria: E allora scriviamo!

Scriviamo qualcosa che incoraggi, che dimostri attenzione, empatia, vicinanza. Qualcosa che aiuti a superare gli inciampi grandi e piccoli. Poche parole dal cuore cambiano tutto.

Poi leggiamolo ad alta voce, gridiamolo al mondo.

Il nostro dovere da educatori è quello di essere testimonianza.

Dimostriamo che un ascolto sincero è meglio di un giudizio, che un abbraccio guarisce le ferite più del tempo e che gli altri sono tutto ciò che abbiamo.

Nessuno è forte abbastanza da non cadere mai. Nessuno è forte abbastanza da rialzarsi sempre da solo.

Siamo una comunità, non siamo atomi che si scontrano per caso.

Siamo rete, relazioni, conoscenze, emozioni, sentimenti, solitudini che si sostengono l’un l’altra e che affrontano il buio della notte, vicini, insieme.

La nostra è testimonianza fatta di parole e azioni per dire che un mondo migliore esiste ed è possibile, è solo un po’ più nascosto, come ogni cosa preziosa e speciale.

Siamo prima di tutto persone, siamo fatti di sguardi e di sogni a colori.

Camminiamo tutti sulla stessa terra, ognuno con le sue scarpe e con i suoi passi.

Siamo lacrime in un oceano.

Siamo energia che attraversa una stretta di mano, cuori che pulsano a tempo di musica.

Abbiamo una vita che ci è stata donata e il nostro dovere è lottare perché tutti abbiano la possibilità di viverla a pieno, di rialzarsi dopo una caduta, di ricomporsi dopo essersi sgretolati in tanti piccoli pezzi. Facciamoci sentire perché tutti possano amare, anche chi sembra non esserne capace, e perché tutti possano ricevere un po’ di amore, anche chi sembra non meritarlo.

Sara: E poi, se non ricordo male, qualcuno scrisse anche “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Per questo mi piacerebbe che ogni città in cui c’è qualcuno che abbia a cuore quell’umanità derelitta e affranta possa rivolgere un pensiero, una preghiera, una carezza.

Sentirsi soli uccide. E non possiamo più permetterlo.

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