di Giulia Feroci
E’ possibile riconoscersi senza essersi mai visti prima?
Riconosco l’ombra di una me lontana.
Rivedo persone già incontrate nei giorni passati.
Pensieri celati e riflessioni profonde dietro maschere che, a volte, crollano con facilità.
Lavoriamo sulle parole che pesano e fanno male.
Ci mettiamo a nudo su di un macigno a simboleggiare il carico che trasportiamo che appesantisce e blocca.
Ci muoviamo nello spazio.
Trasportiamo il peso sulle spalle, sopra stomaco, sulla fronte.
Condividiamo le nostre parole pesanti,
(ri)scopriamo di non essere soli,
ci uniformiamo in assenza di giudizio.
Nascondiamo le rocce, le ritroviamo e le combiniamo.
Da parole negative nascono poesie che danno forza.
Portiamo i nostri pesi in riva al mare,
uno alla volta li lanciamo, urliamo forte.
Li lasciamo annegare.
Siamo leggeri, liberati.
Quella sensazione di pesantezza non ci appartiene più.
I macigni ora sono pietre piccole,
di quelle belle da collezionare,
non opprimono.
Ripartiamo da questi sassolini ora così leggeri.
Consapevoli dei nostri limiti,
li accettiamo, li apprezziamo,
non saremmo qui senza di loro;
in questo posto che trasforma e fa rinascere.
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