di Valentina Corsi
È accoglienza la parola che mi risuona dentro sin dal primo momento. Accoglienza significa: “Ti apro le porte di casa e stiamo insieme!”. Significa farsi dono e aprirsi all’altro.
Le parole fanno da guida per tutto il nostro viaggio. Portiamo dentro parole pesanti, altre volte parole leggere, parole che ci toccano il cuore e che spesso ci fanno rimanere imprigionati dentro i muri che gli altri o noi stessi ci costruiamo intorno, a volte come riparo, altre come barriera verso il mondo.
Ma se questi muri che escludono l’altra parte dell’orizzonte potessero essere superati davvero? Sono davvero così alti che non riusciamo a vedere cosa c’è al di là? E cosi ci ritroviamo in cerchio e immaginiamo per una volta di essere noi quella barriera, ma sin da subito scopriamo che siamo anche capaci di superarla e di aprirci al mondo imparando a poco a poco a fidarci l’uno dell’altro.
La fatica di restare ad occhi chiusi e lasciarsi condurre da un compagno lascia il posto alla consapevolezza che chi ci guida sta imparando, con i suoi tempi, a prendersi cura di noi. Il passo si fa più armonioso e meno goffo, le risate iniziali diventano sorrisi e attenzioni, premura e delicatezza verso quel compagno che ha deciso di affidarsi a noi. E poi c’è chi durante il percorso pone particolare attenzione non solo al compagno, ma anche al bellissimo posto che ci ospita.
Tutte queste attenzioni ci accompagnano in un favoloso lancio tra le braccia dei compagni. La paura lascia il posto ad una certezza: sono in grado di sorreggermi.. un po’ di rincorsa è necessaria prima di buttarsi, e con grande sorpresa mi lascio andare! E ti accolgono subito, e ci sentiamo più leggeri! Penso che non è mai stato tanto facile farlo, ma so che è difficile le prime volte lasciarsi andare, ripenso ai “No” detti per paura e per timore oggi, forse ,scopro più di me stessa che non dei compagni, e mi ritrovo piena di fiducia.
Ascolto attentamente i miei compagni di avventura e per descrivere quello che provo difficilmente trovo le parole, forse perché sono troppo preoccupata di dover mettere insieme quelle giuste.
Nel “Paese della grande fabbrica delle grande parole” per dirle le parole bisogna comprarle, parlare costa molto e chi non è ricco si trova a frugare nei cassonetti, o talvolta si precipita fuori con i retini acchiappa farfalle per catturare quelle che volano in aria, alcune parole si conservano per un giorno speciale.
Tutti noi abbiamo in serbo quella parola non detta per paura, per rabbia, per rancore, perché semplicemente non era ancora il momento giusto, ma tutti abbiamo la possibilità di concludere la nostra giornata regalandola a qualcuno. Giusta o sbagliata che sia quella che oggi mi riempie il cuore è: “Grazie!”
No comments yet.