Il nostro cammino a Montefiascone/Civita/Lago di Bolsena, è stato intenso, commovente, gioioso e un punto di partenza per i nostri viaggi, come ogni anno. Qui in 4 puntate, i nostri ESF racconteranno quei giorni con le loro parole.
Quarto giorno di cammino.
Di Cecilia Giraudo
La domenica non è il giorno dei saluti, della chiusura ma delle partenze. La domenica non è infatti l’ultimo giorno ma il primo. È da quella stanza dove siamo tutti riuniti, a Montefiascone, in Italia, che 100 educatori partiranno. C’è chi andrà in America Latina, chi in Africa, chi rimarrà in Italia e altri ancora invece torneranno a casa. Ma tutti loro partiranno. Perché se c’è una cosa che ESF riesce a fare è sicuramente quella di farti sentire parte di un progetto più grande. Sei li insieme agli altri educatori e non puoi fare a meno di emozionarti e gioire con loro, quando li vedi sognare ad occhi aperti mete lontane e vicine, quando si parla di progetti che esistono da tempo e di altri appena nati, quando vedi l’impegno e l’ostinazione nel voler fare sempre meglio per provare a rendere questo mondo un pò più umano.
Là dove c’è frustrazione e paura di non riuscire c’è conforto, c’è l’abbraccio e la parola di chi ti dice che andrà tutto bene, che siamo uno la forza dell’altro e che ovunque sarai nel mondo non sarai solo. Per questo una parte di ognuno di noi e lì dove c’è un progetto ESF.
È alla domenica che ci diamo appuntamento e promettiamo di ritrovarci. Ogni fine anno siamo più ricchi di nuove presenze e ogni anno ci prefissiamo di raggiungere mete sempre più alte. Ci piace sognare in grande, ma non siamo tipi da testa sulle nuvole, a noi piace la terra, ci piace sporcarci le mani e i piedi. Sappiamo dare peso alle parole, attraverso di queste costruiamo progetti concreti ma anche poesie e canzoni. Sappiamo dare peso ai gesti, attraverso questi dimostriamo che noi ci siamo, che siamo pronti a fare la nostra parte e anche di più.
Siamo fatti cosi, quando vengono distribuiti gli attestati di partecipazione ad uno ad uno, nome dopo nome per ognuno c’è esultanza, c’è un applauso. C’è chi è al primo attestato e chi al decimo ma l’entusiasmo è sempre lo stesso. Celebriamo la presenza e l’assenza di chi è nel mondo cantando e stringendoci ancora un po’ più forte.
Al termine della mattinata puoi vederci tutti ammassati su un prato a scattare foto ricordo, chiusi in un abbraccio, in bilico in pose improbabili, tutti a sorridere in modo contaggioso.
Poi quando ormai siamo tutti in macchina e ci stiamo per salutare c’è qualcuno che non si arrende e propone di pranzare insieme e di rivedersi al più presto. C’è la voglia di condividere, di godersi fino all’ultimo secondo, di raccontarsi quello che è stato il tempo trascorso.
E ora in attesa di rivedervi tutti, auguro a voi educatori nel mondo, di continuare a stupirvi e a stupire. Perchè di questo c’è bisogno.
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