Arriva la neve e Jessica Cariello ripensa al suo viaggio di Capodanno all’Isola D’Elba.
Chiudo lo zaino, è tutto pronto e salgo in macchina.
Milano-Piombino sono quattro ore di musica e pensieri.
Per liberare la mente c’è ancora il traghetto e le due ore d’attesa prima che parta. Ma è bastato poggiare un piede sull’isola per sentire le spalle più leggere.
Non è stato un 2017 facile, ma mi ha insegnato tanto e lasciarmelo alle spalle qui ha tutto un altro sapore.
L’affetto ritrovato è lo stesso, perfino un po’ di più se possibile, un po’ più consolidato.
Così, al caldo del camino, ci si scambia abbracci che scaldano il cuore e l’intera sala.
Si respira un calore così intenso che è capace di fondersi col rosso delle tovaglie e di trasformarsi in lacrime di gioia sullo sfondo di una canzone dedicata sul finire dell’anno per dire grazie.
Dieci secondi e siamo nel 2018.
Cosa butto via del 2017?
Nove secondi.
Cosa mi tengo di quest’anno?
Otto secondi.
Cosa spero per l’anno che verrà?
Sette secondi.
Cosa auguro a chi mi siede accanto?
Sei secondi.
Non ho neanche bisogno di pensarci troppo.
Cinque secondi.
Le risposte arrivano forse perfino prima delle domande, come generate in maniera naturale da quel pulsare di cuori che mi circonda.
Quattro secondi.
E il mio trova la sua libera espressione.
Tre, due, uno… È il 2018! Un anno che inizia con buoni presupposti e nella maniera che preferisco: insieme.
È un susseguirsi di note, emozioni e lune che fanno da cornice ad un panorama che non ha bisogno di parole.
Sono giorni di incontri e di bilanci, fatti d’ascolto e di racconti, pieni di giochi e riflessioni. Colmi di ciò che serve ed anche qualcosa in più.
Giorni belli come l’odore del mare e la sabbia sotto i piedi.
Bello così questo inizio d’anno che sa d’amore e profuma di abbracci.
Allora guardo le onde che si infrangono e che nonostante tutto ci riprovano, un po’ come la vita che s’interrompe e rinasce. Come la tenacia di chi non si arrende al primo ostacolo e ci ritenta. Come il coraggio di chi viene lacerato da un grande dolore, ma trova la forza di non smettere di sperare.
In men che non si dica è quasi ora di ripartire ed i pensieri mi scompigliano l’anima come il vento fa con i capelli, mentre il sole continua a scaldare il cuore e alla fine tutto rimane in un equilibrio instabile.
Sul cellulare le foto, nel quaderno le parole, tra le mani una piantina grassa, al polso un legame che si rinnova e va oltre le distanze.
Il traghetto si mette in moto e, come ogni anno, è solo un arrivederci.
Questa volta lo zaino pesa di più eppure non porto macigni, eppure è quasi vuoto. Adesso che sono di nuovo in macchina provo a mettere ordine in questi cinque giorni che hanno dato il via al nuovo anno. Adesso una lacrima scende anche a me, ed è di pura gioia.
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