Scritto da Cristina Caruso
“Human” Centro di Formazione Professionale per Educatori”, ecco come suona la fine di un cammino lungo quasi 2 anni o forse sarebbe meglio dire: ecco come suona l’INIZIO di un cammino che ci auguriamo sarà lungo una vita!
La prima scuola professionale per educatori in Madagascar finalmente è pronta e a brevissimo aprirà le sue porte ai primi 20 giovani che come noi pensano che l’educazione sia la chiave per cambiare le cose in meglio, per dare voce, slancio e vita ai progetti e alle ambizioni di ognuno, per dare dignità all’essere umano e ci auguriamo, in questo caso, anche dare degli strumenti professionali affinché il prendersi cura dell’altro sia la benzina per mettere in moto un circolo virtuoso in questo Paese da troppo tempo assopito.
L’iter per arrivare fino a qui è stato particolarmente interessante perché ci ha permesso di capire ed avere un quadro completo della figura dell’educatore in Madagascar.
Siamo partiti da un questionario somministrato a chi educatore lo è già: alcuni, pochissimi, formati all’unica Università privata della capitale, altri, la maggior parte, senza nessuna formazione specifica se non quella appresa direttamente sul campo.
Ai questionari sono seguiti gli atelier che hanno visto coinvolti le figure più disparate che in Madagascar si occupano di educazione: Ministeri, responsabili di Centri per bambini, adolescenti, anziani, disabili, educatori specializzati, semplici educatori.
E così passo dopo passo, atelier dopo atelier ha preso vita il primo “Référentiel de diplôme pour Moniteur-Educateur” del Paese, il documento ufficiale riconosciuto dallo Stato Malgascio che mette nero su bianco cos’è il mestiere dell’educatore e quali competenze deve avere, e detta le linee da seguire per aprire la scuola professionale atta a formare tale figura.
“Human” sarà la prima in assoluto, la capostipite, l’apripista di una strada non semplice e sicuramente tortuosa e piena di imprevisti, ma allo stesso tempo ricca e piena di meraviglie che ci aspettano dietro l’angolo.
Saremmo bugiardi se non dicessimo che a volte ci si spezza il fiato per l’emozione mista alla paura nel vedere questo grande progetto prendere forma e se non dicessimo che ci tremano un po’ le gambe nel percorrere questo sentiero che nessuno ha mai percorso prima ma, forse, è proprio con le gambe tremolanti che si “aprono strade impossibili”.
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