Scritto da Ettore Ceretti

Sono davanti al cancello di Vida Nova e la macchina del tempo mi riporta a molti anni fa, al primo giorno nella comunità del Gruppo Abele.

L’impazienza, la curiosità, la voglia di vivere questi tre mesi con i ragazzi, che qua stanno rincorrendo la loro vita, sono gli antichi stati d’animo di allora.
Immediatamente senti nell’aria che loro vivono le stesse sensazioni, è arrivato l’italiano, da un paese lontano, si chiedono perché?

Perché uscire dalla nostra confortevole vita è faticoso ma, come una lunga gita in montagna, quando arrivi in vetta il sudore si asciuga e ti resta la gioia nel cuore e il blu del cielo negli occhi.
Poi varchi il cancello e incontri gli sguardi, ascolti quelle parole incomprensibili in una lingua così diversa e ti lasci investire dal vento che ti sussurra “lasciati condurre, apri il cuore ai ragazzi che hanno molto da darti, forse troppo per la tua serenità di papà.

Assimilando con loro le giornate e ascoltando i racconti delle loro vite arrugginite pensi che la tua non è inossidabile, ma ci stanno provando i ragazzi a colorarla, e allora anche tu puoi aggiungere quella pennellata che manca al tuo arcobaleno!

Torno, dopo qualche giorno di vacanza lontano da qua, e mi riprendo quello che già mi mancava, le urla di gioia, gli abbracci, i sorrisi della grande famiglia che siamo.
Ora ho la certezza che la valigia del ritorno conterrà molte, molte cose in più che sarò felice di portare con me!

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