Scritto da Bianca Maria Pagani
“Io cerco le pietre!”, più o meno il nostro discorso è iniziato così.
M. mi ha riportata così alla realtà mentre, camminando verso il campetto, mi ero persa tra i miei pensieri, rapita dalla bellezza di quei paesaggi e di quei colori africani.
“Io cerco le pietre! Quella che vale di più è quella azzurra; poi arrivano quelle gialle. Quelle bianche non valgono molto ma se trovi quella azzurra…”
Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando e l’ho lasciato continuare nel suo racconto. Camminavamo l’uno accanto all’altra mentre lui si raccontava e mi portava in un mondo tanto diverso da quello che avevo visto fino a quel momento.
“Ci sono dei tunnel stretti e lunghi, dormiamo in tende e pensa che ci sono dei giorni in cui mi fa talmente male la schiena da non riuscire ad alzarmi. Sono tornato qui perché voglio cambiare la mia vita”. Questo mi diceva mentre mi guardava negli occhi annuendo, sicuro ad ogni sua frase, sottolineando bene quel “sono tornato qui perché voglio cambiare vita!”; convinto.
Grazie a M. ho scoperto che in Madagascar esistono miniere di Zaffiri. Le persone ci lavorano giornate intere, sotto il sole e sotto la pioggia. Le giornate sono lunghe, il lavoro è duro, non c’è il tempo per distrarsi, non c’è tempo per essere ragazzi. La vita, per loro, non è un gioco da ragazzi!
In Madagascar, però, esiste anche un posto in cui ci si può riappropriare della propria vita e dei propri sogni. Si respira la dolcezza di Rosario e Cristina che, ascoltandoti teneramente e con attenzione, ti fanno ritrovare la strada, ti fanno riprendere in mano i tuoi sogni, ti guidano su quel cammino che può farteli realizzare.
In Madagascar c’è una Casa in cui lavorano degli Educatori speciali che, con autorevolezza e tanto amore, ti trasmettono il senso della cura, dell’attenzione all’altro, ti fanno crescere come un ragazzo che ha voglia di imparare, costruirsi una vita, un lavoro.
In Madagascar esiste un posto speciale in cui si parla di futuro.
In Madagascar esiste Ambalakilonga dove la vita non è un gioco da ragazzi, ma si riscopre il gusto di esserlo, il sapore di sentirsi famiglia, di crescere insieme e, magari, ritrovare la meraviglia e la felicità delle cose semplici, come andare al Don Bosco la domenica che, con la scusa della partita di pallone, puoi vedere la ragazza che ti fa battere il cuore a cui, con le tue mani, quelle che, magari, prima utilizzavi per spaccare le pietre, hai creato un regalo e sei orgoglioso di donarle.
Da qualche giorno ho ricevuto la notizia che M. ha veramente cambiato la sua vita. Poco dopo essere tornato ad Ambalikilonga è diventato giardiniere. M. ha ripreso in mano la sua vita, se ne sta prendendo cura facendola diventare un tesoro più prezioso della leggendaria pietra azzurra che tanto andava cercando.
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