Gabriella, Elisa e Ludovica hanno intrapreso un viaggio tra Santa Cruz de La Sierra, Cobija e Riberalta.
Da questo viaggio, durato 31 giorni, è uscito un diario con tre nomi. Tre storie. Tre punti di vista su un Paese controverso come la Bolivia.
Q Code Magazine ha pubblicato l’intera trilogia che oggi vi riproponiamo qui di seguito. Buona lettura.
a cura di Gabriella Ballarini
Storia di ENEA
Si prende un’auto e si va a sud dell’anello sette della città.
Trenta, forse quaranta minuti di strade e altre strade, di terra e d’asfalto, o di cemento, che qui in Bolivia non si sa mai, si dice cemento e si vedono quelle lastre che si congiungono con la polvere in mezzo e i blocchi gialli incollati per segnare gli svincoli e poi le triple file che sfrecciano e dentro l’auto i discorsi su Palmasola, carcere maschile e femminile, luogo mitologico, luogo reale nel quale ci stiamo dirigendo.
L’ingresso è diviso in due, maschile e femminile e una signora dai capelli castani e riccioli, come li portano le nonne la domenica per andare alla messa, arriva per accoglierci.
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Storia di ALEX
C’è il paro in questo giorni qui in Bolivia. Uno sciopero.
Lo sciopero funziona che si bloccano tutte le strade principali con dei blocchi di gente e oggetti trovati in giro. Ci si mette lì con i cartelli e si urla e si dice: “Di qui non si passa”.
Ma chi è che non passa quando c’è il paro?
Non passa la gente che deve andare al lavoro e quella che va a scuola. E insomma non è passata la professoressa che doveva venire al corso questo pomeriggio e non è passato nemmeno Alex, anzi è passato a piedi ed è arrivato fino in classe.
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Storia di EFRAIM
“Puoi fotografare la mia vita?” Così si avvicina a me Efraim, quando si accorge che ho in mando una grossa macchina fotografica.
“Vieni qui vicino e guarda i miei piedi e le mani e tutto il resto.”
Adulti e adolescenti si incontrano in questi giorni qui a Cobija, cittadina sistemata sul confine brasiliano e chiamata la perla dell’Acre.
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