Arrivate ad Antananarivo usciamo in infradito per mischiarci tra la popolazione e .. splash!.. siamo subito un po’ più nere.
Scritto da Lisa Silvagni
Abbiamo affondato i nostri piedi in un misto di terra ed acqua. “Bisogna farsi sporcare dalla realtà per venirne modificati” (recita Franco Taverna in Avamposti) e sono contenta di essermi fatta sporcare dalla realtà. L’incontro con Cristina e Rosario è uno scambio quotidiano con personalità forti e ricche di esperienza e mi giunge immediato come ESF non sia solo quello che ho potuto scoprire in 5 week-end di formazione, ma molto di più.
Una volta approdata ad Ambalakilonga vengo assegnata alla stanza dei Baobab. Sorrido e penso alla somiglianza con le casate di Hogwarts. Il Baobab è famoso nella mitologia africana in quanto, quando Dio creò la terra, assegnò una pianta ad ogni animale. Il Baobab toccò alla iena, la quale, disgustata da quello che evidentemente le sembrava un albero senza alcuna utilità, lo gettò via. E il Baobab atterrò capovolto con le radici in cielo.
La forma dell’albero e dei rami senza foglie ricordano difatti radici, per la precisione radici che tendono verso il cielo. Sto realmente ricercando le mie radici in questo periodo della mia vita ed è questo che credo mi abbia spinto a ripartire, soprattutto mi riconosco nel fatto di tendere verso l’alto e nella difficoltà di affondare le mie radici in un terreno e stabilizzarmi.
Un’altra possibilità di ricavo sempre dagli scarti è quello di rivendere latte di alluminio e bottiglie di plastica. Da questi materiali si possono creare giochi per i bambini, unità di misura per la vendita di prodotti, abbellire le aree verdi presenti in città ed infine c’è un ricircolo di questi evitando gli sprechi e buttando via soltanto lo stretto necessario. Ogni oggetto assume svariate vite, lo stesso vale per gli abiti.
C’è un muretto di fronte a me, che delimita Ambalakilonga, mi ricorda il solito limite a cui non mi fermo mai e vado oltre. E oltre, questa volta, ci sono le fantastiche montagne attorno a Fianarantsoa. Di primo acchito alla nuova situazione sto abbastanza sulle mie, osservo da lontano, scruto, ma mi conosco, è meglio che io rispetti i miei tempi di conoscenza e particolarità. I compagni di viaggio mi mostrano il loro lanciarsi nella nuova realtà che stiamo vivendo, sto imparando molto grazie a loro e ad un positivo confronto.
Veniamo accolte da un freddo inaspettato, che ci sorprende, nonostante ci avessero avvertite. Come esce il sole però iniziamo subito a scaldarci, il sole e la luce hanno una potenza penetrante. Difatti i miei occhi chiari si trovano in difficoltà e quasi sempre per poter vedere, chiudo uno dei due occhi, cosicchè appare che io faccia sempre l’occhiolino ed è diventato nel giro di poco il mio saluto coi ragazzi.
Per non parlare poi delle stelle la notte. Una via Lattea così non avevo mai avuto l’occasione di vederla e di sera, pur di raffreddarmi, mi regalo il tempo per imprimere quest’immagine dentro di me e portarmela nel futuro. Dentro mi sento scissa tra un diesel che si deve scaldare e un fiume in piena. Non capisco bene chi sono e cosa ci faccio qui. Tra noi compagni di viaggio condividiamo il fatto di sentirci un po’ inutili, ma è vero, nessuno è fondamentale qui e le occasioni per impegnarsi in qualcosa nascono una dietro l’altra. Tutto esisteva prima ed esisterà dopo la mia permanenza, ma è grazie allo scambio umano unico e irripetibile che tutti verremo cambiati e modificati da questa esperienza. E questa è la scintilla che mi fa svegliare ogni mattina, pronta per incontrare bambini e suore curiosi di imparare l’italiano o di giocare e ballare assieme. Un tripudio di emozioni scorrono veloci, se le dovessi rappresentare userei proprio i colori sgargianti che colpiscono la mia attenzione quotidianamente. A partire dal tramonto che sembra un vero e proprio arcobaleno.
Mi chiedo come, le persone che incontro ogni giorno per strada, infreddolite e stanche dalla fatica fisica, non provino rabbia o rancore per la loro situazione di precarietà e povertà. O se provano questi sentimenti come facciano a vivere così in sintonia gli uni con gli altri, senza apparentemente mostrare disagio o malessere. Non mi è chiaro perché dove la natura dona scenari e risorse (culinarie e non) di questa portata, l’avarizia del “Dio Denaro” abbia tolto e sfruttato tanto. Ho sentito un’indignazione fortissima appena arrivata, questa situazione può atterrire, ma tutto dipende a che pensieri si lascia spazio e in che portata, perciò mi sono concentrata su quel che di positivo, naturale e umano c’è, reagendo ed affrontando questi pensieri, facendo cioè qualcosa e non stando ferma, si può sempre lavorare nel tentativo di migliorarle.
Mi dispiace di non parlare malgascio per poter comunicare di più con loro, difatti ho iniziato a studiarlo, proprio perché voglio approfondire con loro come si sentono e come vivono la loro vita, a cosa pensano..
Infine aver preso parte al FY (Forever Young da me rinominato, perché qua le persone sembrano tutte incredibilmente più giovani dell’età che realmente hanno), ovvero il centro estivo più grande e ricco di giovani, aiuta molto a scacciare i pensieri più tristi.
L’altro giorno facendo le pulizie della camera, ne ho approfittato per cambiare le lenzuola e l’odore di casa presente nella biancheria mi ha avvolta, apprezzo tutto con un approccio nuovo.
Non passa giorno però, soprattutto quando sono triste, in cui non ringrazi per quello che sto provando sulla mia pelle, per la soddisfazione e la profondità che comunque sto (precariamente) vivendo.
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