Di Martina Alessandrini
È arrivato l’autunno e in questi giorni, mentre cammino per strada posso ammirare i suoi colori … giallo, rosso, arancione … colori molto diversi rispetto a quelli dell’inverno, per non pensare a quelli della primavera o dell’estate.
Quanti colori, quante sfumature. Eppure, quando dobbiamo disegnare ci troviamo sempre a scegliere i soliti colori. Giallo, rosso, blu.
Perché non provare a fonderli insieme?
Perché non inventare nuovi colori?
Perché non provare ad aggiungere un po’ di blu al giallo, per formare il verde?
Ma non un verde qualunque. Il verde del mio giardino dove da piccola mi piaceva tanto giocare.
Oppure un po’ di rosso al blu, per formare il viola?
Il viola con cui si tinge il cielo al tramonto, d’estate, in riva al mare.
O il giallo al rosso, per riuscire a trovare l’arancione?
L’arancione di quella foglia lì, proprio quella, che ora sta cadendo dall’albero.
Siamo troppo concentrati ed abituati a stare e a mantenere degli schemi, che facciamo fatica ad uscirne, ad azzardare, a sperimentare, a cambiare, a creare, ad inventare, come facevamo da bambini.
Non dobbiamo dimenticarci, però, che le cose più belle, come i colori, quelli più intensi, nascono proprio così, quasi per caso.
Quando ti trovi seduto in una stanza, con intorno a te persone nuove, colori, pennelli, il rumore del silenzio.
Quando ti viene chiesto di pensare a te e alle tue emozioni. Di dipingere il tuo quadro, il tuo stare, il tuo esserci, attraverso i colori.
E in quel momento lì provare lo stupore più grande nello scoprire la spontaneità con cui le tue mani scelgono il colore che la tua testa e il tuo cuore avevano eliminato a priori, perché credevano non appartenerti … il NERO.
E allora inizi a chiederti il perché, a cercare di interpretare la tua scelta, di trovare un significato più profondo. Il nero … il colore della paura, della rabbia, dell’oscurità, dell’oblio.
Perché dovrei proprio iniziare il mio quadro con il nero?
Il nero … il colore di … guardo il mio foglio bianco e sopra ci sono due piccole formiche che lo stanno attraversando. Focalizzo la mia attenzione su di loro. Anche loro sono nere. Nero. Il colore delle formiche. Il colore della costanza, dell’impegno, della forza, della collaborazione, per me come per loro, le piccole formiche.
E allora inizio a dipingermi con il nero, ma non un nero qualunque, il mio nero.
Il mio nero che trasformo poi in rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, blu, viola, rosa.
Creo così il mio arcobaleno, con le sfumature dei miei colori.
Ora posso ammirare la sua bellezza e il mio stupore.
I miei colori, diversi dai tuoi, che racchiudono la mia storia, diversa dalla tua.
“[…] ogni colore è prezioso e rende più bello l’arcobaleno. Ogni persona è diversa e la sua diversità è un colore dell’arcobaleno, che fa più bello il gruppo”.
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