Scritto da Gabriella Ballarini

È mattino e l’aria entra nella stanza.

C’è silenzio nella città invisibile.

I suoi abitanti hanno gli occhi tappati di azzurro e non parlano.

Una musica si mischia ai pensieri e il vento fa muovere i fogli bianchi.

È un istante solo, ma dura un’eternità. Bambini, bambine, adolescenti, tutti tesi in avanti oppure appoggiati alla sedia, alcuni mano nella mano per non sentirsi perduti. Tutti ad ascoltare la storia della città invisibile.

Così inizia ogni incontro nella scuola. Ognuno dei 26 incontri. Ad ogni parola detta seguiranno tutte le parole ancora da raccontare. La storia dice che tutti insieme accenderemo un fuoco, di quelli grandi, di quelli che quando si accendono sul mare è il vero momento della festa.

Un fuoco che staremo tutti in silenzio a guardarlo scoppiettare e attenderemo che ci possa scaldare.

Per venire a scuola abbiamo una maglietta bianca, la mia è segnata dal tempo, la tua è segnata dalla terra, la sua si è impigliata e ora si vede quello che c’è sotto, un’altra maglietta, azzurra, che mi ripara.

La mia scuola è lontana dal mare, ma ci sono le conchiglie per terra e ogni mattina ne incontro una diversa, quando cammino nel cortile, la sabbia mi si intrufola tra le dita, mi siedo sul muretto perché stamattina sono arrivato troppo presto e attendo.

Da qui Luanda mi sembra lontana e non si vedono i palazzi alti dei ricchi e non si vedono le miserie dei poveri.

Da qui non sembra così impossibile la vita, mi sembra che posso sperare ancora un po’, che lo zaino avrà anche la cerniera rotta, ma la mamma ha cucito bene il fondo e da qui non esce niente.

Ti volevo raccontare le mie paure, ad un certo punto, quelle che bruciano anche loro. Ho paura che mi bocceranno, ho paura di rimanere da solo, ho paura anche un po’ di me stesso, paura che non sarò all’altezza dell’idea che tu hai di me.

Io ho 15 anni, ho 10 anni, ne ho 17, arrivo fino a 21 anni. Io ho 10 anni, ne ho 12, tra poco ne compirò 13. Vivo in questa parte della città e se mi guardo attorno sono molte le persone importanti per me.

Io sono donna e vorrei studiare all’università, ma non credo mi sarà possibile. Oh, come vorrei poter studiare fino a 25 anni come fate voi.

A volte sogno e immagino la vita che vorrei, immagino i capelli che vorrei, i viaggi che farei.

A volte mi chiedono quale sia il mio lavoro, ma io non lo so mai raccontare. Mi sembra che le parole non possano bastare, che gli enunciati non sappiano spiegare, penso anche alla fortuna del poter tacere e fare.

Ogni silenzio di queste giornate angolane è costato caro, ogni parola è costata il doppio.

Penso che un giorno vorrei esser capace di raccontare, vorrei esser coraggiosa come quei 1500 che stiamo incontrando, vorrei farmi le trecce ai pensieri e farli impigliare al tempo.

Vorrei potermi fidare anche quando non vedo e vedere quello che non voglio guardare.

Un giorno vorrei abitare la città invisibile e all’improvviso riapparire.

 

Condividi su: