Scritto da Francesca Maroni
Esiste un Circo che apre strade nuove.
Esiste un Circo che include tutte le diversità.
Esiste un Circo che rievoca l’infanzia e fa emergere importanti ricordi.
Esiste un Circo che ti fa superare i limiti mostrandoti quelle cose che non ti riuscivano e che ora sei in grado di fare; che ti fa notare quanto si può migliorare.
Esiste un Circo che lavora su conoscenza, sintonia e fiducia e che fa crescere dei ragazzi aiutandoli a diventare un gruppo unito.
Questo Circo è sbarcato all’Isola d’Elba in una comunità che viene definita casa ed è stata subito magia. Dentro una corda chiusa a cerchio si è creata una pista che, prima, si è riempita di strani attrezzi e, poi, ha portato i ragazzi ad equilibrarsi. Si perché questo Circo richiede di mettersi alla prova prendendo consapevolezza di se stessi, del proprio corpo e degli altri costringendoti ad ascoltarli e a coordinarti con loro. “E’ come in barca”, mi hanno detto questi ragazzi che hanno fatto del mare parte essenziale della loro vita. Infatti, in questa strana pista, così come in barca a vela, è necessario lavorare insieme per non sbilanciarsi, per non “scuffiare”; è necessario sentire il vento buono e affidarsi al giusto equipaggio per virare nella direzione migliore.
Questo Circo ha legato i ragazzi con un filo rosso risvegliando talenti sopiti e scoprendone di nuovi e inaspettati; un filo rosso che è stato tagliato perché ogni ragazzo potesse portarne un pezzo con sé sapendo di essere solo una piccola parte di qualcosa di più grande; un filo rosso che, diventando diverso da ciò che era, si è trasformato in uno spettacolo in grado di mettere in scena un mondo altro frutto di un nuovo punto di vista.
Questo Circo ha evocato il bambino interiore di chi è sprofondato nel buio ma ha avuto il coraggio di riemergere fino alla luce e ha regalato ai ragazzi la più piccola maschera del mondo, un naso rosso.
All’Isola d’Elba ho incontrato dei veri clown perché il clown è “colui che riesce a tirare fuori dal nero tutti i colori dell’arcobaleno”.
All’Isola d’Elba ho conosciuto degli acrobati straordinari che si definiscono così: “Un acrobata ha il cielo in testa. Un acrobata sogna di volare. Ma non volerà mai. Non volerà come un uccello, certo, ma l’acrobata è colui che vola nell’unico modo possibile per l’uomo. Un uccello può volare da solo, un uomo no. Ha bisogno delle mani di un altro per spiccare i voli più alti. Solo le mani di un compagno possono farti volare all’infinito”.
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