Scritto da Giovanna Paris
Sembra la favola di Pinocchio. Sembra una storia di mille anni fa. Una storia come tante forse, ma nel raccontarla ad Abel sudano le mani e si increspa la voce, perché è la sua storia. Una storia come tante, che non può succedere ai giorni nostri, o almeno non in quella parte di mondo dove per i bambini ci sono le favole, i giochi e i diritti. Ma c’era una volta un mondo in cui i bambini dovevano nascere già grandi: Abel aveva solo 7 anni quando decise di fuggire dal suo villaggio, dove viveva con la famiglia allargata, quarto di undici fratelli. “La mia mamma era tanto dolce, ma non aveva abbastanza per darci da mangiare, per comprare i vestiti e io dovevo provvedere da solo. Allora decisi di andare in città a trovare un lavoro – ma non c’erano le luci della città ad aspettarlo, al suo arrivo, c’era solo la strada. E di notte fa freddo per strada – quando vai a vivere in città ti dicono che ci sono molte possibilità, ma non è vero: non hai il cibo, non hai i vestiti, non hai un letto dove dormire. Non c’è nessuno che si prende cura di te, nessuno che ti vuole bene, che ti protegge, sei solo e la tua famiglia diventa la strada. È molto difficile riuscire a sopravvivere e imparare a cavartela da solo. Per tirare avanti ho fatto un po’ di tutto, a volte aiutavo degli uomini a vendere frutta o altro e quelli gentili mi davano dei soldi e qualcosa da mangiare, altri mi sfruttavano e non mi davano niente. Mangi quando puoi, quando hai i soldi, non sempre capita, se sei fortunato ti danno gli avanzi dei bar o degli hotel.”
Fa fatica Abel a raccontare, di solito parla molto nel suo inglese originale, è curioso dell’Italia, anche lui vorrebbe viaggiare da grande. “Un giorno, due ragazzi sono venuti da me, mi hanno chiesto il mio nome e se volevo qualcosa da mangiare. Sono stato visto, cercavano proprio me! Loro mi hanno salvato. Mi hanno detto che potevo scegliere di andare a scuola, che potevo cambiare la mia vita.”
Ma cosa significa cambiare la tua vita? Cosa significa scegliere a 7 anni?
Forse significa avere la possibilità di tornare bambini e recuperare i propri sogni.
E allora la favola diventa quella dei giorni nostri. Quel posto esiste davvero ed è Il Villaggio dei bambini sorridenti di Abba Marcello, un uomo che ha scelto di dedicare la sua vita, per dare ai ragazzi la possibilità di credere in un mondo migliore.
Abel vive qui da cinque anni, è uno studente modello e da grande vuole fare il dottore: “ so che è difficile, ma se mi impegno posso riuscire, l’ho imparato qui. Voglio aiutare i bambini di strada e quelli del villaggio, voglio essere utile alla mia gente per migliorare il mio paese, l’Ethiopia.”
Lo Smiling Children Town è la famiglia di 150 bambini portati via dalla strada, una struttura nel verde, curata ed accogliente, un posto in cui chi entra non può fare a meno di sorridere e sentirsi parte, una Casa dove ogni mattina si respira l’odore del pane.
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