Caro Educatore,
la frenesia dei giorni ci ha tenuti distanti, bulimici di inutili pensieri e preoccupazioni.
Penso alla semplicità del nostro condividere e stringo forte i denti alle difficoltà quotidiane.
Così mi ricordo chi sono, guardo i miei occhi e rivedo gli occhi degli incontri fatti insieme e immancabilmente, i tuoi.
Ho bisogno di silenzio condiviso con te.
Quel silenzio giusto, affine, il silenzio di John Cage, quel silenzio che non esiste ma che fa avvicinare i cuori di tutti gli scartini.
Caro educatore,
caro amico,
caro compagno,
caro fratello,
la più grande sfida l’abbiamo vissuta insieme, sulla nostra pelle e la portiamo in giro per la nostra vita sempre, ricordandola ogni giorno, ad ogni risveglio e ad ogni addormentarci.
Ma io non vedo l’ora di continuare a viverla, inseguendo orma dopo orma, il nostro viaggio verso il tetto del mondo, che al posto di un inutile antenna tv ha un grande cuore colorato.
A presto,
finalmente.
Attilia
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