Scritto da Cristina Mazza
E’ nella memoria dei figli, riconoscere quanto è stato fatto per loro e prima o poi restituire.
Restituire tutto quello che abbiamo imparato, sofferto, mangiato, come fosse un grande regalo a chi per noi si è dedicato, a chi ci ha amato, a chi ha investito perché fossimo “brava gente” capace di camminare per il mondo.
Dobbiamo fare memoria di quello che è stato, perché la memoria non fa dimenticare il passato, ma lo rende vivo dentro di noi, sempre….
La memoria non è “zavorra” né tanto meno legame a doppio nodo a ciò che è stato e che non c’è più… deve essere uno scivolo verso l’autonomia, la presa di responsabilità, lo sguardo al futuro e alle nuove strategie di azione, ma tenendo sempre il riferimento, avendo sempre uno sguardo dentro la memoria perché è li e solo li che abbiamo le risposte, che ritroviamo il senso, che rimettiamo sulla giusta via i nostri piedi.
La memoria non è il ricordo infarcito di emozione.
La memoria è la nostra storia, è quello da cui siamo partiti.
La memoria è il sogno che non si spegne mai e che dura in eterno se è vero sogno.
La memoria non arriva dopo la morte di qualcuno.
La memoria è ieri, la memoria è già domani, la memoria è il minuto trascorso e quello che arriverà.
La memoria sono già io.
Noi siamo la nostra memoria.
E solo nel fare memoria ci ritroviamo, spalla spalla nel cammino.
Abbiamo il dovere della storia, che non è di qualcun altro, è quella che altri prima hanno fatto di noi e con noi.
Attimi, gesti, pensieri, soli e lune, figli e figlie, cammini e soste, guerre e rappacificazioni, distruzione e costruzione…. I binomi eterni della storia…..
Ma dentro questa storia.
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