Scritto da Simona Brizzi
E’ sempre stato cosi’, quando inizio un viaggio non mi pongo mai troppe domande su ciò che potrò incontrare, su ciò che spero di incontrare o su quello che porterò con me alla fine dell’esperienza; infilo due cose nello zaino e metto in moto i piedi. La testa mi raggiunge sempre dopo e questa volta ci siamo incontrate guardando fuori dal finestrino del pullman che ci portava dall’aeroporto a casa Juan Pablo II: da quel momento è iniziata la mia conoscenza con questo paese.
L’Honduras. In un viaggio così le esperienze sono molte, sei consapevole che ti aspettano nuove conoscenze ma io non mi sarei mai aspettata di ritrovare proprio qui un amico che in realta’ conosco da tutta la vita. Il tempo.
Il tempo, che sulla carta rimane esattamente lo stesso anche qui: i giorni sono formati da 24 ore, le ore da 60 minuti e i minuti da 60 secondi. Qui però ho avuto modo di scoprire un aspetto totalmente diverso: il modo in cui questo si percepisce, quello che ti puo’ dare e come si può vivere.
Qui il tempo, scandito dagli atelier con i ragazzi della comunita’, i laboratori con gli adolescenti del collegio, l’animazione alla scuola cattolica e l’incontro autobiografico con le ragazze del luogo, ti fa provare emozioni che non provavi da tempo e che forse non avevi mai provato. Ti riempi delle storie che gli altri ti regalano, di alcuni pezzi delle loro vite, dei loro sogni e delle loro paure e in un attimo ti ritrovi a commuoverti con loro, a regalare loro anche te qualcosa di tuo per creare quella magia che solo qui ho vissuto.
Ti ritrovi a riflettere e scrivere sulla tua vita e a riscoprire l’importanza di momenti che avevi dato per scontato e a cui non pensavi da troppo tempo.
Questo tempo ti permette di farti travolgere dalle emozioni e crearti quella confusione dentro che non puoi controllare, che non puoi ordinare, a cui non puoi dare un nome e che finisci semplicemente per accettare e con cui piacevolmente inizi a convivere.
Come in tutti i viaggi arriva l’ultimo giorno, arriva il momento dei saluti, il momento degli abbracci e delle lacrime, il viaggio verso l’aeroporto; ma la partenza il 25 ottobre non era la mia, era quelle delle mie compagne che avevano terminato la loro avventura honduregna. Io, ancora non mi e’ chiaro il perche’, ho deciso di rimanere altre tre settimane in questa realta’, di intraprendere un altro viaggio in compagnia dei ragazzi della comunita’, degli educatori che vi lavorano e dei bambini della “scuola dell’albero”.
E in questo nuovo viaggio il mio compagno Tempo ha saputo sorprendermi un’altra volta. Adesso non necessita di un orologio per essere scandito, ci pensano, ad intervalli precisi, i ragazzi a ricordarti che sono le 6:30 e ci si deve svegliare, che alle 12:00 e’ l’ora del pranzo e il “a comer” ne e’ il segnale, che alle 15:00 e’ l’ora del “recesso” e alle 16:00 quello di andare “al campo” , che alle 19:00 si ritorna tutti in cucina “comedor” e finite le pulizie invece si mira una “pelicula”.
E questo “tempo” ci metti un po’ per imparare a viverlo e ad accettarlo. In alcuni momenti puo’ non sembrare cosa facile, puo’ essere frustrante, puoi non comprenderlo e puo’ sembrarti infinoto, ma quando poi ci riesci ne scopri la vera magia.
Una magia che senza di loro, senza coloro che abitano questa casa e ti hanno accolta nelle loro vite, non potrebbe essere creata; loro, che sono capaci con un solo gesto di risollevarti il morale e farti dimenticare la malinconia e il malumore che provavi fino ad un secondo prima, che ti sorprendono con un abbraccio inaspettato, che ti raccontano del loro passato senza che tu glielo chieda, che si mettono a cucinare per te perche’ “non puoi partire senza aver assaggiato questo piatto”, che ti insegnano a prepararlo, che ti contendono perche’ tu li possa aiutare nella cucina, che accettano le tue proposte per passare un pomeriggio diverso (e ti ritrovi a giocare a giochi honduregni di cui non sapevi nemmeno l’esistenza), a scoprire quanto 3 palline da giocoleria possano far bene ad uno di loro,a scherzare con loro e a farti prendere in giro come fai con i tuoi amici di una vita in Italia. E allora riesci a trovare il tuo posto in mezzo a 15 ragazzi honduregni, e ti rendi conto che forse anche tu li stai lasciando qualcosa. L’amicizia con questo tempo, ti insegna a saperlo accettare e ad apprezzare piccoli grandi gesti che ogni giorno sempre di piu’ ti arricchiscono e ti riempiono il cuore.
Ti permette di stare in silenzio ed ascoltare le voci di animali all’alba, di apprezzare il suono della pioggia, di guardare incantata questo cielo azzurro e queste nuvole che cambiano forma e colori e che sembrano cosi’ vicine da poterle toccare, di ridere da sola ascoltando le risate contagiose dei ragazzi che stanno lavorando poco distanti da te e di ritrovarti a pensare di non voler nient’altro che il momento che stai vivendo, di sentire di essere nel posto giusto al momento giusto.
E ti rendi conto in un secondo che non vorresti che tutto questo finisca, che tutto ti manchera’, che tutti ti mancheranno e di desiderare che questo viaggio con questo nuovo amico non finisca proprio ora, forse che non finisca mai.
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