Scritto da Giorgia Dell’Uomo

La giornata ESF serve a farci conoscere alle persone che incontriamo nei nostri viaggi.

Questa giornata ESF è servita a me per rispondere a delle domande che forse non mi ero mai posta, ma alle quali sapevo la risposta.

Abbiamo incontrato per primi i bambini di una classe, ragazzini di 11-12 anni. Ci aspettavamo domande del tipo “Da dove venite?”, “Come si dice il mio nome in italiano?”. Invece le domande sono state ben altre.

“Cosa significa per voi il viaggio?”

“Cosa vi piace di più del vostro lavoro e di quello che fate?”

“Perché lo fate?”

Abbiamo voluto raccontare chi siamo attraverso le immagini, le parole, le note di questi dieci anni di ESF. Abbiamo voluto raccontare chi siamo attraverso le nostre emozioni, ma soprattutto attraverso le immagini e i ricordi di tutti gli ESF che hanno camminato nel mondo.

Con i ragazzi più grandi abbiamo usato una metafora per raccontarci, abbiamo scelto l’immagine dell’albero. Un albero che alle sue radici ha il sogno del Don; sul tronco ha la passione e il crederci di chi in tutti questi anni ci ha guidati attraverso la formazione e il prendersi cura di noi; nella chioma ha i nostri passi, i semi e i frutti dei nostri viaggi.

Gli abbiamo fatto chiudere gli occhi e li abbiamo guidati nel nostro viaggio, un viaggio fatto di emozioni forti, di incontri, di visi, di mani, ma anche di difficoltà, di ostacoli, di situazioni non sempre facili da gestire, di un gruppo che si conosce appena, che deve imparare ad affidarsi e ad accettare ciò che il viaggio gli presenta lungo la strada. Un viaggio che però, non appena apri gli occhi, sa meravigliarti, stupirti e creare magia.

E alla domanda: “Perché Educatori senza frontiere? Cosa ti spinge a restare?”, la mia risposta non può essere che: “Perché al momento non mi vedo in un posto diverso da questo!”

 

Condividi su: