Scritto da Cristina Salvatore
Quello che rimane è difficile scriverlo in un articolo. Non sono più in viaggio, ma lì ad Ambalakilonga lasci un pezzo del tuo cuore. In questi giorni ho ripensato al mio viaggio…il rientro è stato traumatico, ti rendi conto che qualcosa è cambiato o più semplicemente ti sei ritrovato. Al rientro ti chiedi che cosa hai lasciato. Più volte alla mia mente si è mostrata l’immagine di un muro con scritto “lascia qua la tua impronta”. Mi è capitato di ripensare a quel muro, a quel muro pieno di impronte colorate. Dietro quelle mani c’è una storia, la storia di ogni viaggiatore che alla fine del suo percorso lascia un ricordo. Quel muro dentro la comunità di Ambalakilonga mi ha sempre affascinato. Quel muro se ne sta lì, con le sue belle impronte ed è circondato da una pianta con i fiori lilla che sembra quasi incorniciarlo, come a far risaltare la sua posizione e il suo significato ad ogni viaggiatore. Se ne sta lì come a ricordargli che lì, alla fine ci sarà un pezzo della sua storia, storia che sarà sua personale da una parte, dall’altra sarà la storia che accomuna un gruppo di ragazzi che sceglie di partire per riscoprire se stessi.
Durante i primi giorni lo guardavo da lontano affascinata, ma i giorni sono volati, e con loro è arrivato anche il mio di momento. Il momento di lasciare la mia mano, la mia impronta rossa con scritto “Cri Fiore”. Dietro quella mano, dietro quella firma c’è la mia storia. Il momento di fare l’impronta ha segnato la fine del viaggio. Ricordo che l’atmosfera non era di quelle più felici, nell’aria c’era la malinconia. La malinconia di lasciare una casa, una famiglia. La malinconia di sapere che non dormirai più con la tua compagna di stanza, che non sentirai più i canti e le risate delle tue compagne, non sentirai più le battute un po’ acide della tutor, non vedrai più i ragazzi. Della fine del viaggio si parla sempre poco o forse no, ma la verità è che non si è mai pronti a tornare. C’è sempre apprensione verso il ritorno, c’è chi la vive con ansia, chi si sente irrequieto e chi come me per venti giorni ogni giorno ci ha pensato per arrivare più preparato. Devo dire che il mio approccio non ha funzionato molto.
Quello che rimane sono i ricordi felici e la consapevolezza di essere di nuovo te stesso, e con quella consapevolezza nuova ti senti (dopo una piccola crisi) pronto a ripartire.
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