Scritto da Emma Pierri
Sono qui, su una collinetta, ad osservare uno scenario che forse nessuno vedrà mai come lo vedo io e nessuno mai proverà le emozioni che io sento dentro. Ognuno di noi ha uno sguardo e una percezione diversa delle cose che osserva e delle emozioni che prova ed io qui mi lascio invadere dai mille pensieri che ho dentro per far si che essi si sprigionano in un qualcosa di definito. Il vento che mi accarezza la pelle mi regala un senso di libertà che entra dentro di me e chiudendo gli occhi mi riporta in Italia al giorno in cui ho appreso la notizia di quale sarebbe stata la destinazione del mio viaggio. Ricordo la felicità che mi invase perché speravo davvero che fosse quella che mi è capitata. Da quel giorno in poi iniziai a farmi mille domande su come sarebbe stato questo viaggio e che cosa io avrei dato e portato con me, ovviamente, non trovando delle risposte certe. Piano piano il viaggio ha iniziato a delinearsi con la formazione del gruppo con cui sarei partita, la tutor che ci avrebbe accompagnati seguito ogni volta da un elemento in più come la scelta dei materiali e delle varie attività che pensavamo di realizzare nelle scuole in cui saremmo andati. Ogni giorno che si avvicinava alla partenza tutti i dubbi e le perplessità aumentavano perché ognuno di noi non sapeva che cosa ci sarebbe stato dall’altra parte del mondo e personalmente se saremmo stati capaci di affrontarlo nel migliore dei modi. In questo momento apro gli occhi e davanti a me c’è una casa avvolta dalla natura di cui ho varcato la soglia e non sapevo che cosa avrei trovato al suo interno. Tutto ebbe inizio da un accoglienza sulla soglia della porta d’ingresso e della nostra entrata discreta in punta di piedi che ha saputo piano piano integrarsi nella vita di casa. Pian piano tutto diventa familiare, tutto assume un significato differente, della routine quotidiana fatta da una sveglia nel primo mattino, ad una corsa al campo, alle pulizie della stanza, alla preparazione dei pasti, della pulizie di tutta la casa ecc.. Anche i pasti che potrebbero sembrare tutti uguali invece assumono un sapore, un colore e un profumo differente. Riguardo ora casa Juan Pablo II, in Honduras, nella città del Paraiso, dove vivono dei ragazzi che cercano di cambiate la loro vita da un passato di tossico dipendenza o alcool. Trascorsi più di dieci giorni ora ne riconosco i volti, gli sguardi, le voci, i luoghi al suo interno, i suoni, gli odori, i colori e riesco a scorgere il tesoro custodito al suo interno. Esso è custodito all’interno di ogni persona che vive qui, dalla loro storia che si delinea e viene fuori ogni giorno davanti ai nostri occhi. Sono proprio loro che rendono speciale ogni giorno passato qui fatto di lavoro, collaborazione, condivisione, allegria, tristezza e rispetto reciproco come ad esempio un semplice sabato in cui dalla mattina fino alla sera si organizza una serata speciale con un pasto speciale e una serata di karaoke ricca di una marea di risate infinite. Riguardo nuovamente questa casa e chiedo al vento di riportarmi qui ogni volta che vorrò facendomi rivivere tutti momenti passati insieme mentre li conservo gelosamente dentro me stessa. I tanti sorrisi, i tanti sguardi e gli straordinari talenti racchiusi in ognuno di loro che porto nel cuore, con la speranza che abbiano sempre tanta forza di volontà per trovare la strada giusta riscoprendo le proprie potenzialità e cercando di non arrendersi mai, ma di continuare a lottare per raggiungere ognuno i propri sogni.
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