Scritto da Jessica Cariello
Quando parti non sai davvero cosa ti aspetterà.
Ti prepari un po’ a tutto grosso modo.
Così tutto quello che succede ti travolge, ti stupisce e ti conquista.
Ti riempie il cuore e ti arricchisce l’anima.
Un viaggio ti forgia e ti modella, ti rende migliore.
Mentre cammini costruisci la tua strada e te stessa.
E non so descrivere tutte le emozioni che ho provato durante questo cammino, non ho parole per descrivere la gioia che ho nel cuore e la bellezza che mi porto dentro.
Quando il mare ti culla e le onde ti dondolano si crea un movimento costante capace di rilassare mente, corpo e anima.
L’armonia perfetta della natura ti conquista in poco tempo.
Quando parti lasci la città con la consapevolezza che ti mancherà, e all’inizio è così, la senti la mancanza delle comodità di casa.
Passi due settimane in tenda, dormi con persone che non conoscevi prima, incontri cuori di altre persone e il tuo inizia a battere più forte, con più vigore.
Appena arrivi non sai se sarà bello rimanere, ma quando arriva il momento di andare via lo senti quel dolore in mezzo al petto.
Lo senti forte, ormai qui sai di lasciarcelo un pezzetto di cuore.
Ma non è una perdita, è un valore aggiunto perchè quel vuoto è colmato da altri pezzettini di cuori, di vite, di storie che hai conosciuto e che ti porterai dentro per sempre.
E allora quel dolore in mezzo al petto un po’ si placa, allora ricominci a respirare e il suono di un respiro si confonde con quello degli altri diventando un respiro solo. Respiri.
Viaggi per scoprire, per conoscerti, per scoprirti e per conoscerti.
Io mi scopro diversa ad ogni viaggio e ad ogni viaggio imparo a capire chi sono.
A volte penso di dover arrivare dall’altra parte del mondo per poterlo fare, poi mi accorgo che non importa la distanza.
A 24 anni forse non so ancora bene chi sono, ma so cosa voglio e l’ho scoperto un pezzettino alla volta senza fretta e senza aspettarmelo.
Ho scoperto una parte di me nel sorriso degli altri, nel tuffo di un bambino, nelle discussioni tra colleghi, nelle pacche sulla spalla nei momenti di sconforto.
Un po’ mi fa paura quello che ancora non so, ma è questa la parte migliore, è sapere di non essere pronti, è prepararsi ad accogliere ciò che verrà con la consapevolezza che a stupirti sarà proprio qualcosa che non ti aspetti.
Ci sono cose che accadono per caso, un po’ come questo viaggio, ed io non lo ringrazio mai abbastanza questo caso per le emozioni che è stato capace di regalarmi.
Viaggiare ed essere stare alla Mammoletta mi ha resa felice, felice come quando non mi aspetto niente, felice come la sera del mio compleanno, felice come quando qualcuno ti regala un pezzetto della sua vita arricchendo la tua. Non come in un viaggio programmato, ma come in questo viaggio. Come quando ti senti a casa lontano da casa, come mi sono sentita lì.
Con il vento a poppa e il sole a prua, con la gioia nel cuore e la felicità nell’anima.
E alla fine dove prima non c’era ora c’è, continui ad essere nelle cose che hai costruito e nelle persone che costruiscono con te perchè costruire è condividere e la condivisione è costruzione.
Come la capanna che abbiamo costruito e che ci ha costruiti, ci siamo aiutati ed abbiamo collaborato per edificare sentimenti.
Da grande vorrei saper costruire case e città di rapporti umani, vorrei poter respirare amore, vorrei sapere di potercela fare.
E allora non resta che continuare ad aprire strade impossibili, che continuare a viaggiare e dire grazie per il viaggio e la scoperta, per quello che in queste due settimane ho imparato, per le emozioni regalate e i sorrisi veri, per gli sguardi complici, le risate, la pazienza, per essere la prova che il bene genera bene.
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