Scritto da Alice Viganò
Lo ripeteva sempre Clara, quando il suo piccoletto della maternelle la chiamava a gran voce lungo la strada, perchè la vedeva da lontano e le correva incontro felice:
“Mi guarda con gli occhi dell’amore lui…chissà che cosa vede in me?”
Non lo sappiamo,certo, e non lo potremo mai sapere.
Ma da quel momento ho iniziato a guardare meglio quegli occhi e quelli di tutte le persone che incontro qui ogni giorno…ad Ambalakilonga, al progetto Rambon-Danitra, al centro Miaraka, nei negozietti in cui mi fermo, su questi autobus sempre affollati, lungo la strada che sembra non finire mai.
E in quegli occhi a volte mi sembra di scorgerlo davvero quell’amore.
Negli occhi del nostro eroe Manatsoa, che culla con dolcezza la sorellina di un mese soltanto mentre la loro mamma cucina il pranzo per tutti noi, per la prima volta dopo il parto;
negli occhi di Tafita, che si illuminano e ridono di gusto quando scorrendo le foto dei miei primi mesi di permanenza scorge un piccolo puntino giallo e riconosce i vestiti un pò sgualciti del fratellino che ora vive con la mamma lontano, troppo lontano da lui;
negli occhi pieni di gioia di Nari che aspetta di rimettersi da un brutto incidente e di suor Victorine che è andata a trovarlo, che non smettono di prendersi in giro a vicenda e di prendere in giro me, per il mio pessimo malgascio e il loro italiano ancora traballante,
negli occhi di Elisa, che allaccia con cura i vestiti alla piccola Laura, perchè il tempo oggi è troppo freddo e non vuole che si ammali,
negli occhi preoccupati della mamma di Francsia, che chiede aiuto per portare dal dottore la figlia che si è fatta male scivolando nel fango vicino a casa,
negli occhi di Rosario che vede Tolotra crescere nel giorno del suo diciottesimo compleanno;
negli occhi di chi arriva e di chi parte, di chi saluta con un sorriso spontaneo, con un abbraccio sincero, con un bacio dato o negato, con una lacrima nascosta.
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