Scritto da Clara Confalonieri
Ci sono incontri casuali.
Incontri scelti.
Incontri che vorremmo rivivere o dimenticare.
Ci sono incontri destinati e incontri che lasciano il tempo che trovano.
Incontri che hanno tutti in comune però l’essere capitati.
Essere la fine, o l’inizio, di un intreccio di legami che è proprio della vita.
Legami stretti da un filo che può essere colorato, di lana, di rafia o semplicemente invisibile ed esserci già così perché è giusto che ci sia, senza porci troppe domande perché da il senso al nostro vagare.
Un essere che unisce a volte in maniera comprensibile e delle altre meno, persone, situazioni, esperienze ed emozioni differenti.
Un filo che, quando ci fa stare bene vorremmo non slegare mai dai nostri polsi deboli, ma che alle volte si deve tagliare e mai dimenticare perché simboleggia il nostro “far memoria delle cose”.
È confortante però continuare a pensare che è un filo che non si ferma mai, che c’è sempre una nuova matassa in viaggio verso una nuova storia da raccontare o lasciarsi raccontare.
Come il filo che mi ha tirato fino qui. Lo stesso che mi lega ad altre persone in questo momento, facendoci vivere su tante strade parallele che però si incontrano alla fine di ogni bivio.
Un filo invisibile ma colorato.
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