Ciao care,
scrivere qualcosa oggi non è certo facile, dopo aver visto le immagini che avete condiviso, dopo aver letto, sentito e visto che l’acqua e il fango hanno invaso ogni angolo della cascina. Ma le immagini più belle sono le vostre a lavoro, stivali ai piedi e pale alle mani per non darla vinta alla catastrofe. Le parole più belle sono le vostre che nelle mail, nei brevi messaggi skype o su whatsApp non avete ceduto allo sconforto ma parlate tutti del ricominciare, insieme. Noi, credo ognuno di noi, vorrebbe essere li insieme a voi a spalare, a liberare dal fango la cascina, ad asciugare col phon documenti e diari, a raccogliere qualcuna delle vostre lacrime… ma la verità è che siamo lontani 10.000 km, che noi siamo qui a pregare fortemente che arrivi qui da noi una pioggia abbondante che ridia vita alle terre secche. La gente fa i turni e aspetta anche tutta un intera notte per avere un solo bidone di acqua, l’ennesima occasione per noi, di imparare a lamentarci di meno, o a non farlo affatto.
L’acqua del Lambro, il fango e la rovina che si è portata dietro, hanno invaso i locali, hanno rovinato edifici, mobili, documenti… ma ha reso più belli e più forti ognuno di voi, che siete i documenti viventi di Exodus e di EsF.
Exodus compie 30 anni e oggi, dopo tutto questo più che mai, capiamo quanto l’imprevisto irrompa nella nostra vita, a volte costringendoci solamente ad aspettare che le acque si ritirino, o che uno di noi faccia un passo, sapendo che c’è qualcuno che soffre, che spera e che cammina insieme a noi, anche all’altra parte del mondo.
Come ho detto una volta a Cristina, mi rendo conto che questi km non rappresentano più la distanza che ci separa fisicamente, ma sono il segno della vicinanza dei nostri cuori.
Vi abbraccio forte
Rosario
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