Scritto da Marco Zanellato
Tornare in Honduras dopo due anni. Tornare indietro nello stesso posto per ricordarsi chi si era, per capire chi si è e per sognare chi sarai.
Tornare indietro nel tempo per notare che quest’ultimo, questa terra, non l’ha cambiata.
Forse per proseguire il nostro cammino diversamente non abbiamo tanto bisogno di andare avanti, ma al contrario necessitiamo tornare indietro.
Abbiamo bisogno di tornare indietro sporcandoci le mani con la terra e non andare avanti continuando a parlare solo della crisi o dell’aumento dei prezzi.
Ci serve tornare indietro ricordandoci che il vero linguaggio è racchiuso nell’abbraccio di due persone che non parlano la stessa lingua, e non andando avanti con le conversazioni on-line, fittizie.
Sento che non andiamo avanti se siamo affascinati dalle luci delle vetrine, ma torniamo indietro, per crescere, rimanendo entusiasti e senza parole davanti ad un cielo stellato.
Si va avanti quando il Cardinale, non conoscendoti, è lui a ringraziare te perché umilmente stai “servendo” la sua Terra e ti abbraccia così forte da farti sentire Dio nella pancia.
Tornare indietro al silenzio senza andare avanti con le urla.
Tornare indietro per riscoprire i tuoi amori, in primis quello per mamma e papà, senza pensare di poter andare avanti da solo, senza l’aiuto di nessuno.
Tornare indietro riscoprendo il Noi e continuando ad andare avanti a non dare troppo peso all’Io.
Tornare indietro alle lacrime e ai sorrisi regalati, senza andare avanti con le emozioni analizzate dal punto di vista psicologico.
Tornare indietro alla gratuità, senza andare avanti dando un prezzo a ogni cosa.
Tornare indietro portandosi uno zaino pesante sulle spalle e smettendola di andare avanti con i trolley “facili” con le rotelle.
Tornare indietro di due passi, per farne uno avanti.
Tornare indietro per andare avanti, diversamente.
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