Scritto da Annalinda Tavani
Il cielo è stato da sempre per me un abbraccio di conforto, di tenerezza e di consolazione. Quel momento tra me e l’infinito che mi trasmette forza e mi ricarica.
Arrivata in Madagascar, però, mi sono sentita rubare questa libertà, mi sono sentita chiudere la mia via di uscita. Un cielo così basso non lo avevo mai visto e neanche mai immaginato, la sensazione che percepivo si era trasformata in soffocamento. Il cielo notturno, nonostante fosse illuminato da stelle e reso magico dalla Via Lattea, non era sufficiente per garantirmi la realizzazione dei sogni che gli avevo affidato, lo vedevo talmente basso e quasi opprimente che lo sentivo pesare sulla testa, sulle spalle, sulla coscienza e sul cuore. Un cielo che si appoggiava sulla cima delle montagne senza arrivare a noi, un cielo che rendeva l’infinito finito. La stessa sensazione che mi dava il cielo malgascio la sentivo nelle mie emozioni; mi sentivo schiacciata dall’ansia dell’ignoto, del non ancora conosciuto e tutto mi sembrava così piccolo, così debole. Stavo dimenticando, però, la cosa più importante che spesso don Antonio ci ripete e che in un qualche modo, prima di partire, mi ha ricordato anche Alessandro, un bambino della mia classe di catechismo: ognuno di noi è infinito, ognuno di noi è un pezzo di cielo.
E allora, appena l’ho ricordato, il cielo non mi è più sembrato così soffocante, così pesante, le stelle hanno iniziato a diventare piccoli fari e la via lattea una strada, tutto era stato messo lì per illuminare quei sogni che voglio realizzare ad ogni costo, ognuna di quelle piccole luci è stata messa lì per ricordarmi quello che forse speravo di dimenticare una volta arrivata in Madagascar. Il passato non si dimentica, non bisogna dimenticarlo, posso solo lasciarmi illuminare e seguire la strada che mi viene indicata, affidandomi senza dubbi e incertezze.
Spero di provare ancora quella sensazione di soffocamento che mi dava il cielo nei primi giorni per aggrapparmi a lui e ricordarmi di combattere per quei sogni in cui credo. Ricordandomi che anch’io faccio parte di quell’infinito!
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