Scritto da Celeste Grillo
Una bottiglia da 1,5 l terrà a galla un peso di 1,5 kg?
Questa è stata una delle prime domande che mi sono posta quando ho pensato alla zattera, quando il mio pensiero si diluiva nelle 180, forse 200, bottiglie che sarebbero servite a darle uno scafo.
Parto, partiamo.., corriamo giù dal treno e ci catapultiamo direttamente nella pancia affumicata del traghetto, fumo che si allunga fino alla Mammoletta, ma qui l’aria si scalda e tutto risale verso l’alto.
Questa è una lettera che arriva dall’Elba, l’IsolaBella, che possa appartenere a chiunque si senta un navigante…
ma non aspettatevi di sapere come sono state raccolte le 180 storie nelle 180 bottiglie della chiglia,
non vi racconterò delle piccole e delle grandi cime che sono state intrecciate, di cui ogni nodo porta la firma delle mani di chi l’ha assicurato…
non vi parlerò nemmeno degli abitanti di ombrelloni che abbiamo incontrato con i nostri sacchi neri, e che spesso affrettavano travasi per darci almeno un vuoto di plastica, per sentirsi partecipi… con noi…
non vi spiego le ore passate a raccogliere, pulire e levigare il bambù nella paura leggendaria del suo veleno mortale (ovviamente, il livello di pericolosità non eguaglia nemmeno un’ortica!)
…vi racconto invece di Mercoledì 21 Agosto,
abbiamo lavorato in 20 quella mattina per portare a termine gli ultimi passaggi che pareva non finissero mai e, nonostante il tempo corresse, eravamo felici che accadesse, perché poi alla fine tutto, in un modo o in un altro, trovava sempre spazio sulla nostra zattera… Ciascuno e insieme, ci si preparava al mare…
un asciugamano sulle spalle e la zattera si alza… partiamo a piedi, 2 km è il cammino… il cammino di chi non cerca scorciatoie perché sa che se lo facesse brucerebbe parte di quella preziosa essenza di vita che, con fatica, ti porti a casa in pochi ml…
il fiato come il volume, come il mare, come l’inno si fa grosso e ci accompagna rituale processione… lo sterrato, il prato e poi i granelli di sabbia che incastonandosi tra le dita dei piedi ci bloccano alla frontiera del grande blu… c’è un silenzio carico e incredulo, non ricordo di aver mai visto occhi così grandi…
in una lingua che solo noi potevamo sentire, avanziamo con la zattera verso l’acqua: la sorreggono alcune mani, molti sguardi e tutti i pensieri.
La zattera c’è, si dondola con le onde, ci inonda d’entusiasmo…e con timore, quasi reverenziale, i primi quattro l’avvicinano e montano chiedendole permesso. Le pagaie incidono l’acqua aprendo la strada: chi a nuoto, chi in canoa, chi in barca… prendiamo il largo.
Questa è anche la lettera che io scrivo alla signora fiducia che abita in me, è la sua storia:
sbalza fuori così, mascherata dai ricordi di bambina. Cerco dentro quelle capannine e sopra le motorette a pedali: la trovo, mi ritrovo. Prima ancora che capissi verso cosa camminassi, ero tornata a giocare..
per giocare devi saper credere,
per credere intensamente devi avere fiducia..
io, noi la Signora Fiducia l’abbiamo chiamata: Zattera.
CHI VUOLE ESSERE SALVATO?
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