Scritto da Benedetta Campia
Immagina una ventina di anime, tutte diverse, tutte in cammino, su di un qualche cammino. Immagina un piccolo bus, il busito, con tante ruote da perdere e da sostituire.
Immagina una strada, lastricata di case, di polli, di palme e di sguardi nascosti, che si estende tra il verde che ha sete di acqua. Immagina che, ad un certo punto, quelle venti anime salgano su quel busito, che si mettano a percorrere quella strada lastricata di cose, che abbiano delle mete da raggiungere per arricchire di vita il loro cammino, e immagina che lo facciano insieme. Immagina che incontrino tanti piccoli che non sono più capaci a giocare, e tanti un pò meno piccoli che non sono più capaci a ridere, e immagina che loro ci provano, a farli giocare e a farli ridere. E ci riescono. E come è possibile? Perchè hanno imparato a fare le magie. L’hanno imparato senza andare nelle grandi scuole di circo, senza cercare effetti speciali, senza arrivare da mondi fantastici. L’hanno imparato stando insieme, senza nemmeno rendersene conto, donando tanti pezzettini di sè, quei pezzettini di cui magari ci si vergogna anche un po’, che faticosamente si cerca di tenere nascosti, e fidandosi. Fidandosi della mano che le conduceva mentre avevano gli occhi chiusi, fidandosi di un palloncino che li portava in giro per una stanza, fidandosi di una macchina fotografica che rubava attimi per poi restituirgleli, fidandosi di braccia che le sorreggevano mentre si tuffavano in aria col pavimento sotto, fidandosi di occhi che non avevano mai visto fino a pochi istanti prima. Fidarsi richiede tempo, e invece a volte si riesce anche a vincere il tempo, e ci si può fidare anche di occhi fino a poco prima sconosciuti, guarda un po’. L’hanno imparato perchè ci hanno creduto nelle magie, altrimenti non sarebbero mai salite su quel busito, e quel busito non sarebbe mai partito su quella strada. Le magie che hanno imparato a fare sono riuscite a passare attraverso immagini che fanno male per trasformarle in opportunità che ti spronano ad essere una persona più grande. Le magie che hanno imparato a fare sono riuscite a testimoniare che “sì que se puede”, se puede cambiar. Che si può ballare senza bere del rum, che si può far ridere gli altri nella semplicità di quello che si riesce ad essere, lontani dalla finzione. Per queste anime in cammino è stato tutto vero, quello che si è visto e quello che si è vissuto. Quello che si è sentito nella pancia. E così, quando il busito ha ripercorso la strada del ritorno, era più pesante, perchè erano tutte persone più grandi, spugne piene di acqua salata, aria, ricordi, pelli scottate, incontri che le hanno riempite. E così, più grandi, più vive, hanno ripreso i loro cammini. Non per forza ora è più chiaro dove bisogna andare, forse il viaggio ha lasciato loro anche un pò di disorientamento, perchè era il busito a muoversi, a fare le curve, a imboccare i sentieri, loro erano dei passeggeri, seduti sempre vicini a qualcuno che non gli permetteva di sentirsi soli. Una cosa è certa, però. E, forse, se riusciranno a ricordarsela col passare delle pioggie, dei giorni e dei momenti più duri, se riusciranno a proteggerla come una scoperta preziosa, saprà farli sentire più forti e più fortunati quando ad imboccare i sentieri dovranno pensarci da soli: le magie esistono, se ci si fida. E loro ne sono testimoni.
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