Scritto da Nicoletta Nobili
Voglio raccontarvi di loro, di come tante strade si intrecciano in questa casa dove più di 60 ragazzi vivono insieme. Sono ragazzi di strada, somos todos irmaò, siamo tutti fratelli dicono. Condividono stanze con porte e finestre rotte e un refettorio dove mangiare, si scambiano vestiti e scarpe e hanno una sala tv con una tv che non funziona.
Tra di loro si chiamano per soprannome, da Amana che significa mattina a Mandachuva, colui che comanda la pioggia, perché come dicono fa più fico. Gli piace avere un certo stile per questo indossano una scarpa di un colore e una di un’altra.
I più piccoli sono quelli più curiosi, li senti parlare fuori dalla tua finestra del tuo naso e dei tuoi capelli. E poi arriva Bighi che urla:” Saidai!!” Esci da li!
Lazaro ha 10 anni e da grande vuole fare il Padre e venire in Italia e un giorno mi ha detto: “Poi ti vengo a trovare nella tua casa, mangiamo insieme e poi andiamo a messa.”
Quanti sguardi e quanti sorrisi si incontrano nella casa e quante sfaccettature. C’è chi cammina con passi di danza kuduro, chi scappa come Luciano quando è ora di fare a doccia e chi ti chiede: “Ma ESF ha la macchina?”. Tante risate e tante prese in giro con i nostri ragazzi. Si, i NOSTRI ragazzi perché noi siamo con loro. Perché quando condividi tutto dal lavoro allo studio, dal gioco all’educazione ti viene spontaneo dire nostri. Quando entri nella stanza e vedi che più o meno è ordinata pensi quanto siano stati bravi. Perché quando la sera ti accompagnano alla porta e ti chiedono un abbraccio vai a letto con il sorriso.
Poi penso a quanti ragazzi ho visto fuori la casa, quanti Mingu, Eduardo e Alex ci sono nelle strade di Huambo. Vivono a piccoli gruppi, come branchi, cercando di sopravvivere rubando un pezzo di pane. A volte preferiscono stare in strada piuttosto che tornare a casa dalla mamma ubriaca. Allora mi rendo conto di quanto siano fortunati i nostri ragazzi e ti arrabbi quando buttano i vestiti a terra o giocano a calcio con le scarpe.
In questo paese, dove la guerra è terminata da poco tempo, poche sono le strutture o centri di accoglimento e mentre il ricco diventa sempre più ricco il povero diventa sempre più povero. Mentre l’Angola diventa il secondo produttore di petrolio in Africa i ragazzi di strada sono sempre di più e sempre più soli
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