Scritto da Francesca Caggiano
Il viaggio è andato via da me, io non andrò via da lui. Lo terrò dentro così: ingombrante, grezzo …materno.
Da due giorni sono a casa e sono già stanca di raccontare della mia Bolivia. Ripercorrere emozioni, cercare parole adatte, aprirsi, regalarsi… è faticoso. E poi ricominciare con ogni persona che voglio accompagnare nel mio viaggio. Rivedere visi, sorridere, sentire odori. Vorrei stare in silenzio, tenermi tutto dentro, ma raccontare è donare, e donare è un dovere.
Da due giorni sono a casa ed il ritmo intorno mi è estraneo. Seguire le lancette dell’orologio, rincorrerle, adattarsi alla loro frequenza implacabile, senza tregua. Il tempo che assilla, influenza incontri, velocizza discorsi, tronca racconti. Ho fatto fatica ad abituarmi a quel procedere lento per le strade di Riberalta, ma ho imparato ad apprezzarlo, lasciava pensare, osservare, lasciava che quell’odore acre di fumo ti entrasse nella gola. Il nostro approccio lì è stato un po’ come quella gente usa fare, inizialmente discreto, lento, a piccoli passi per poi divenire semplicemente penetrante.
Da due giorni sono a casa e non ascolto quella lingua. Non la conoscevo affatto, ho cominciato a capirla e meno a parlarle. Mi sono sentita imbavagliata, stretta. Avrei voluto dire tanto o almeno qualcosa, avrei voluto fare domande. Quello però è stato il tempo di tacere, di mezze frasi, del non capire, di non far sentire la propria voce ma del dover far sentire altro.
Da due giorni sono a casa ed osservo le mie scarpe ricoperte di terra. Terra rossa, quella che colora la città, che ti sorprende e che ti toglie il respiro se nel cassone di un pick up. Terra bianca, che ti accompagna nella foresta, ti fa strada, che bagnata fa scivolare le ruote della moto, che appesantisce il nostro passo.
Terra diversa, generosa, di ognuno e di nessuno. Respirata, modellata per alzare muri, coltivata con fatica, calpestata sotto quel tetto di foglie di palma, bruciata per strapparla alla foresta, spazzata davanti casa, che senza sconti separa dalla città.
Terra che regala immagini, che fa paura, che mette alla prova, che sorprende, che fa pensare. Quella terra che mi è stata restituita, quel valore che ha riacquistato, quel regalo che mi è stato messo tra le mani e che, scrutandolo pian piano, mi ha meravigliata, incantata.
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