Scritto da Rosalinda Catalfo
Il nostro immaginario sembra quasi disorientato, forse ci aspettavamo un’altra partenza ma continuiamo lungo il sentiero. I passi si moltiplicano, la strada da percorrere si accorcia e la pioggia ci concede una tregua…ma il cammino da noi attende ancora risposte.
Si riparte, il sole avaro aspetta a rivelarsi, ma gli umori non hanno subito del tutto il gioco imprevedibile del tempo.
Il primo passo verso l’altro, ci ha permesso di mostrare parte dei nostri pensieri silenziosi, di sciacquare via le apparenze, di scendere tra le spaccature più profonde e buie delle nostre storie.. e per questa nuova giornata lo zaino è più leggero, ma sembra più forte e resistente..
ed ecco la suddivisione dei gruppi di viaggio: immediatamente ci scontriamo con il progetto che Esf ci ha proposto e la modalità con cui abbiamo deciso di accoglierlo. Diverse le mete, non tutte geograficamente collocabili, ma tutte allo stesso modo, perseguibili.
Forse ci eravamo già cercati, incrociati e aiutati, ma ora siamo chiamati a guardarci, riconoscerci e metterci in marcia, in vista del viaggio che faremo. Il tempo ora appare più “amabile”, qualche timido accenno di sole sembra darci il via e pian piano ci diramiamo.
Scorrono tra i passi i ricordi di chi è già partito, le curiosità di chi immagina, le domande di chi ha deciso di rimandare, le motivazioni di chi ha scelto di non partire…la strada trasporta le nostre conversazioni, oggi è più morbida e ospitante, decide perfino di regalarci un paesaggio così verde, da respirare ogni passo a pieni polmoni.
Ci guardiamo, mentre poniamo le domande più improbabili, forse sappiamo già che non sarà il peso della valigia, o le ore di volo a fare la differenza, in realtà ci chiediamo se saremo in grado di condividere i momenti di fatica e di gioia, di tirare fuori dallo zaino noi stessi, di saper pensare al ritorno, di crearci aspettative o non crearcene troppe…
il gruppo risponde, si mescola, si confronta e si ricompone…
Fermiamo la marcia e ripercorriamo, sulle note pizzicate dei “mille passi”, il filo che ci ha condotto fino al gruppo. Camminavamo da soli, in diverse direzioni, senza una meta precisa, poi una consapevolezza prende forma: ora diamo un’intenzionalità ai passi, ora vanno verso la libertà, verso ciò che vorremmo essere, ciò che vorremmo raggiungere e plasmiamo la nostra statua.
Il rumore del vento, dell’acqua e delle foglie ci ricorda che la vera libertà sta nell’armonia tra tutti gli elementi, e così dai punti più lontani avanziamo concentrici, in unico corpo, che si definisce e si fonde insieme, in un’ osmosi liberatoria…prendiamo coscienza del nostro percorso attraverso l’utilizzo di nuovi linguaggi…intuizioni e movimenti corporei.
La strada ci guida ora in discesa, ci dirigiamo sempre più leggeri, verso il rifugio, li ci prepariamo per il momento di riflessione.
Ad accoglierci, letti e docce calde, è sempre straordinario avere la possibilità di accorgersi del valore di piccole comodità a cui siamo abituati, come anche l’uso della parola..
“fare parola” suona come errore ortografico, eppure, la parola si dice, si da’, si toglie, si scrive, si ripete, si ruba, si legge, si ricorda, si dimentica…
Col gruppo la parola si fa. Si fa riflessione, si fa critica, si fa significato. Si fa “parlare la parola”. Ci dividiamo di nuovo e a gruppi lasciamo scorrere i pensieri che legati alla parola, espongono opinioni, teorie ma anche sentimenti, paure e ricordi… e così, impariamo a conoscerci nella parola, fortificandola dei nostri significati e nostri vissuti.
La serata di sabato ci vede liberi da ogni inibizione: sfide tra gruppi, cori indisciplinati, piedi scalzi, sorrisi , guance accaldate, risate incontrollate e inaspettatamente la parete diventa palco, la cucina il dietro le quinte, il pavimento la platea… attori, circensi e presentatori realizzano lo spettacolo di Esf che mette in scena l’arte del camminare insieme…
Partire da se, per allontanarsi, per avvicinarsi, per ricordarsi… e “passo dopo passo” per ritrovarsi.
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