Scritto da Gabriella Ballarini
Che strana la vita del viaggiatore, arriva in un posto e, dopo pochi giorni, diventa quel posto. Lo incarna, lo descrive, lo traduce.
Perché è più forte l’odore del fiume, dell’odore di casa? Chi lo sa perché, forse perché il fiume scorre e tu cerchi di capire dove andrà.
Victor mi chiede: ma se non le trovo più le ragioni per stare ancora nove mesi qui, come faccio?
Io gli risposto: cosa ti manca?
E lui incalza: non lo so, dimmelo tu.
E io: nulla, hai tutto, hai questa casa e una madre da cui tornare.
Lui, poco convinto, continua: sì, ma se trovo la ragione per andarmene, poi me ne vado.
E allora gli chiedo: sì, ma prima di andartene, scrivimela questa ragione e spero che sia credibile. Sai, io sono un’esperta di fughe, le riconosco subito le parole di chi sta scappando.
Victor mi sorride e va via dicendomi: ci penso.
Scorrono i pensieri di Victor, scorrono come il fiume che si nasconde sotto la Panamericana.
Scorrono i pensieri di chi sta scrivendo, come una conquista, come la sconfitta della fuga, come un imprevisto ritorno a sé, all’infinito.
L’odore del legno bruciato si mischia al profumo delle rose e oggi ho imparato che, forse, anche le case scorrono come i fiumi e anche la fuga, ad un certo punto, incontra una secca e si riposa per rimettere insieme i pensieri e rimettersi a viaggiare.
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