Il centro America e’ la zona dove si produce il caffe’ e in Honduras, a parte i gamberoni, e’ una delle risorse primarie. All’anno si esportano migliaia di tonnellate di caffe’. Il periodo della raccolta e’ sempre il piu’ atteso, soprattutto perche’ e’ una delle poche stagioni dove tutti, e sottolineo tutti, sono impegnati in questo lavoro e c’e’ una discreta entrata economica. La raccolta del caffe’ comincia in novembre, subito dopo della chiusura dell’anno scolastico, e dura fino alla fine di gennaio, proprio quando riaprono le scuole. Durante la “temporada” (cosi’ e’ chiamata la stagione della raccolta), la citta’ di El Paraiso si sveglia molto, molto presto. I camion che si dirigono sulle montagne dove ci sono le Finche di caffe’, passano attraverso la citta’ alle 4 del mattino, quando e’ ancora buio. Un ragazzo grida “vamonos!”e si vedono le porte delle case che si aprono e dalle quali escono uomini, donne, bambini, ragazzi e ragazze. La raccolta del caffe’ include tutti. I camion sono pieni di gente di ogni eta’ diretti verso quella montagna dove dovranno fare “a gara” per chi riempiera’ piu’ “latas” (contenitori di grani di caffe’). Per ogni contenitore (15 kg di caffe’), la persona guadagna 40 lempiras (poco piu’ di 1.50 euro). Una volta giunti alla montagna, i “corteros” (cosi si chiamano le persone che raccolgono il caffe’), si mettono in fila e aspettano l’assegnazione della terra dove lavoreranno. Ognuno di loro rappresenta un numero che verra’ detto alla consegna del primo contenitore e cosi via. Comincia una corsa estenuante per riempire piu’ contenitori. C’e’ bisogno di portare a casa piu’ soldi possibili. I bambini sono quelli che corrono di piu’, scalzi, con le mani totalmente nere e graffiate dalla pianta stessa. In base all’altezza, molti di loro si graffiano addirittura il volto con la pianta,  che raggiunge il metro. Qualcuno durante la corsa cade. E subito deve rialzarsi perche’ altrimenti partono le grida dei genitori che gli promettono una sonora “macaneada” ( frase che indica le percosse). I loro piedi si gonfiano, diventano rossi. Non c’e’ riposo, non c’e’ perdono… Sembra una gara ad ostacoli, una olimpiade . Da un’altra parte, si vedono i giovani che prima di iniziare a lavorare, compiono il “rito” del fumare uno spinello di marihuana. Altri cominciano molto presto a bere “guaro” (un liquore fatto in casa alcolico al 99%) per avere la spinta in piu’. La giornata e’ lunga e il lavoro sara’ duro, durissimo. Tutto questo dura fino alle 4 del pomeriggio, quando i camion riaccompagnano i “corteros” nuovamente in citta’.

Scende la notte a El Paraiso, ma domani si ricomincia. Stessa montagna, stesse persone, stessi riti…

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