Scritto da Rosario Volpi
In questi giorni sto ripensando al Natale, lo so che è un po’ tardi, ma volevo condividere con voi la nostra esperienza.
Anche quest’anno mi sono sorpreso a pensare che con queste temperature – qui siamo in estate – non sembra neanche natale. Anche quest’anno dopotutto, non c’era nessun segno “esteriore” che ci ricordasse che il natale era alle porte. Ne luci, ne alberi addobbati, ne panettoni sugli scaffali delle botteghe, e neanche la solita gigantografia del babbo natale della coca cola che augura buone feste. Eppure il natale è arrivato lo stesso, nella semplicità e nell’essenzialità della nascita di un bambino. D‘altra parte se Dio avesse voluto nascere in mezzo a tante luci avrebbe scelto Las Vegas e non Betlemme, i palazzi che contano invece dei cuori degli uomini. E invece no, anche questo natale ci riporta all’essenziale, Dio non ha bisogno di molto e noi come lui possiamo essere felici con poco, e condividendo quello che abbiamo.
Questo natale l’abbiamo preparato con una novena, niente di solenne, solo una preghiera semplice, la sera, per ricordarci che stavamo aspettando qualcuno.
I ragazzi della comunità hanno partecipato con entusiasmo al concorso “il presepe più bello e originale” e gli operatori del Centro hanno attribuito il primo premio a quello più semplice, fatto di terra, plasmata dalle mani di Donatien.
Il 24, dopo esserci detti che non si può esser felici da soli, che non si può festeggiare sapendo che per i tuoi vicini, natale sarà un giorno come un altro, abbiamo preparato delle ceste con poche cose, riso, pasta, passata di pomodoro, nutella e caramelle, doni che noi avevamo ricevuto dall’Italia, e le abbiamo regalate ai nostri vicini del villaggio di Ambalakazaha. Ne abbiamo ricevuto in cambio, inaspettatamente, una pecora, 10 galline e della frutta. Doni che abbiamo accettato col cuore perché con il cuore ci sono state donati.
Il nostro Gesù bambino, quest’anno, è nato tra le nostre infradito usate e impolverate, per ricordarci che Lui ha camminato la nostra stessa terra, e continua a camminare insieme a noi.
La mattina del 25 ciascuno ha ricevuto il suo regalo, un pallone, un paio di scarpe, una radiolina o un paio di pantaloni per la festa. Ognuno di noi ha anche preparato un piccolo regalo, rigorosamente fatto a mano da regalare a qualcun altro della comunità.
A mezzogiorno il pranzo, il pranzo della festa e per l’occasione sono arrivati anche i ragazzi che ormai vivono fuori, quelli che si sono già sposati, perché noi siamo la loro famiglia. Menù classico, riso e per l’occasione anche la carne e una mega torta al cioccolato preparata da Rado e dalle nostre educatrici arrivate dal Rwanda per festeggiare il natale insieme a noi.
Si, anche quest’anno è stato un natale unico, anche questa’anno, nonostante la lontananza, ho sentito l’affetto della mia famiglia riunita insieme a festeggiare, anche quest’anno ho sentito l’affetto di questa comunità che mi accoglie, di questi amici che mi circondano, anche quest’anno ho sentito che l’amore rinasce ogni giorno, e dove c’è l’amore è natale!
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