Scritto da Giorgio Giustiniani

Eccomi qui, finalmente in Madagascar, dopo un lungo viaggio sono arrivato ad Ambalakilonga e subito la notizia tra due giorni si riparte con la carovana, WOW!!! O forse NOO!!
Ancora non capisco dove sono che già devo ripartire, va bene un ESF è pur sempre senza frontiere.
Sveglia alle 4e30 finisco lo zaino, faccio colazione e poi la messa, Jacques dice qualcosa in malgascio e sono tutti pronti in bici a fare la foto e io che non ho capito niente, devo ancora prendere lo zaino, penso: “iniziamo bene!!” comunque ce la faccio a partire, quando vedo che tutti vanno parto anch’io, non perché avessi capito cosa avevano detto.
Primo chilometro di discesa, CRACK!! Mi si toglie la catena, l’avevo detto “iniziamo bene!!”, subito uno dei ragazzi si ferma con me, mi guarda, e con un sorriso che mi solleva ripartiamo e ora veramente “iniziamo bene!! Può partire la carovana”.
Paesaggi spettacolari e differenti che ancor di più non mi fanno capire dove sono. Vedo risaie di mille verdi differenti con svariati aironi bianchi, terre che variano dal rosso al porpora, al giallo, foreste pluviali e alpine e Malgascie “penso”.
Persone che vanno avanti e indietro sulla strada, chi in bici, chi in macchina e chi a piedi con qualsiasi cosa in equilibrio sulla testa, e c’è chi spinge dei carretti su cui portano di tutto, sembrano più camion che carretti.

Forse, visto dall’alto, tutto questo, sembrerebbero tante formichine che si muovono e tra queste, ce ne sono 13 in fila, tutte con la stessa maglia. Ed ecco la mia testa che ritorna sulla carovana e dico a un ragazzo “tsara – bello” e lui mi risponde con un sorriso.
La strada passa, la fatica aumenta a tratti non ce la faccio e abbandono, ma il mio ego ne risente e mi scopro più deciso e determinato, forse perché dalla seconda tappa non sono più solo, con i sorrisi ho trovato persone che mi supportano e insieme andiamo avanti.
Ogni giorno mi sento sempre meglio, mi integro sempre di più e imparo la lingua (mora mora – piano) però fra i miei “sfondoni” (errori in malgascio) e la fatica c’è sempre una cosa che mi lega a chi è con me, un sorriso.
Per la strada incontri migliaia di facce che ti guardano strano, incuriosite, ma con un sorriso si sciolgono e contraccambiano.
Con questo clima in un attimo si arriva all’ultima tappa e la fatica non si sente più, i ragazzi vanno a messa io rimango a controllare le bici, non si sa mai con tutti questi bambini di strada, “che pizza però fare il poliziotto e se li tengo occupati e li rallegro un po’?”

Mi avvicino e scappano.

Aspetto un po’ mi riavvicino e scappano.

Gli faccio un sorriso e mentre mi avvicino non scappano  più, rimangono lì.
Mi hanno rallegrato loro con i loro sorrisi e con questi mi sono caricato come non mai.
Questa carovana è stata un sorriso…

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