Scritto da Mascia Teodoro
Questo è il titolo del mio articolo e ora che me lo calzo indosso, lo sento stretto e inadeguato. Non sono partita con l’idea di svolgere il ruolo che rivesto tutti i giorni, certo ho portato materiale, idee e la mia esperienza lavorativa, ma ho voluto indossare panni diversi. Sono partita come colei che insegue un sogno, e trasforma il desiderio e la curiosità nelle sue gambe e nei suoi piedi, e finalmente li lascia percorrere la strada ignota di un viaggio tanto atteso e tanto temuto. Sono partita come una persona che vuole conoscere, osservare, capire. Dopo solo qualche giorno ad Ambalaki avevo già voglia di ubriacarmi del loro vivere quotidiano e, per tutto il tempo trascorso insieme, ho incamerato l’intensa sensazione che, ogni attimo della giornata, aveva il sapore della straordinaria normalità, come se lo avessi sempre fatto….come quello che avrei sempre desiderato fare. Mi sono sentita meravigliosamente mamma nel fare le porzioni dei piatti, nel medicare le loro piccole ferite, nel rammendare pantaloni e magliette, nell’accarezzare i loro visi……sono tornata con un solo vestito polveroso e le scarpe rotte, ma immensamente ricca di sorrisi, di gesti gioiosi e pieni di calore, di sguardi che guizzano di vita e speranza. Sono tornata ma non del tutto, perché una parte di quel tutto è e sarà ad Ambalaki.
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