Scritto da Flavia Lucente
“E’ qui che aprirete il mio occhietto?” ha detto Tchessica la prima volta che ha visto Marcia entrando al CPIJ; se avessi potuto rispondere io avrei detto di si, perché è qui che si sono aperti i miei.
Eccomi qua, al mio viaggio della maturità, in tutti i sensi, sia perché sono una neodiplomata e sia perché è la prima volta che mi trovo a mettermi in gioco in qualcosa di così grande, a dover essere matura per forza.
Mi chiedo quale sia la maturità più grande: quella di sapere “vita e opere” di Montale o quella di vivere un’esperienza come questa, conoscendo persone uguali e diverse da te, persone che come te hanno il sogno di educare educandosi a loro volta, persone che con fatica cercano di migliorare la propria vita, che ti mostrano i segni di una vita passata o che niente è impossibile, persone che ancora sperano.
È strano vedere come chi non parla la mia lingua capisca davvero il senso del mio viaggio, che sia curioso di capire cosa mi ha spinto, anche se glielo spiego con un portoghese stentato, mentre quando lo dicevo a molti miei coetanei in italiano, le parole per loro sembravano più incomprensibili che a un brasiliano; non capivano chi o cosa mi facesse rinunciare a un mese di vacanza, un mese di amici per andare dall’altra parte del mondo.
Sono diventata “matura” da circa un mese, ma solo qui in Brasile ho visto davvero un cambiamento, perché quel pezzo di carta ha solo segnato un passaggio della mia vita che, per quanto importante, non resterà in me come le emozioni vissute, gli abbracci ricevuti e i sorrisi accoglienti di questo mese; e ora che ho imparato davvero a camminare non voglio fermarmi più!
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