Scritto da Michela Gubitta
Venerdì 27 aprile 2012
“Passo dopo passo, poco a poco, il cammino si fa…”
Scarponi, zaini in spalla, curiosità e voglia di affrontare quel cammino di cui tanto avevamo sentito parlare in questi sei mesi di formazione… Spello accoglie gli esf con un piacevole sole primaverile: nord e centro s’incontrano per la prima volta e, con quel pizzico di indugio che accompagna ogni nuova e sconosciuta situazione, i nostri percorsi si toccano, si intrecciano e si colorano di nuovi sapori.
Camminare, camminarsi e spolverare la nostra dimensione più profonda, perché il viaggio, quello fisico ma anche e soprattutto quello interiore, possa davvero avere inizio…
Ed ecco che alcuni pensieri segnano la partenza di ognuno e si fanno compagni dei nostri passi, delle nostre riflessioni, dei nostri momenti di raccoglimento. La porta del sentiero può allora aprirsi ai nostri piedi, intrappolati negli scarponi, ma desiderosi di “imparare a camminare in linea retta”: è tempo di incontrarsi, di ascoltare e ascoltarsi, di raccontare e raccontarsi. I prati, gli alberi, le montagne, il cielo, la natura tutta diventa custode delle nostre parole, del nostro incontrarci e tessere relazioni. Già, relazionarsi… dare una forma all’incontro, avvicinarsi all’altro con occhi discreti, capaci e disposti a coglierne ogni minima sfumatura.
Le parole di un canto portoghese ci ricordano che siamo noi stessi gli artefici del nostro cammino, che siamo noi, “passo passo” e “pouco pouco”, a costruire il senso e il significato del nostro errare: le note cominciano ad echeggiare nella nostra mente, nel nostro cuore, e il loro ritmo scandisce d’ora in poi ogni singolo movimento, ogni gesto.
La strada, che ci conduce verso il rifugio, riparo per la notte, si carica ancora di nuove e uniche sensazioni: il gruppo si fa coppia e lo scambio dei propri pensieri si trasforma in un’inedita occasione di conoscenza reciproca e condivisione di esperienze. Raggiunta la meta, sui volti si ravvisano i segni della stanchezza e della fatica, ma altrettanto evidenti appaiono la gioia e la consapevolezza di aver vissuto uno straordinario momento formativo, in cui l’apertura all’altro, l’ascolto dell’altro, aprono la rotta della crescita e del cambiamento.
Noi educatori itineranti attendiamo così l’arrivo degli ultimi camminanti, pronti a tender loro le braccia e impazienti di riprendere, al levar del sole, il nostro viaggio.
Mascia