Mentre giochiamo vedo Jeah cadere tra i bambini che abbracciano Alessandra.. corro allarmate a raccoglierlo pensando da sotto i piedi di tutti gli altri. Jeah è un piccolino tra i piccolini..i più piccolini di CPIJ. Eppure dentro quel piccolo corpicino c’è già un ometto che prima di andare a casa guarda l’orologio , Che ha imparato a leggere perché è lui che da le pastiglie al fratello più grande malato di AIDS e con un tumore al cervello, aiutando la mamma.
Brian la settimana scorsa, litigando con un altro bambino, ha colpito la sua educatrice in testa con uno sgabello.. per fortuna lei sta bene, anche se per due settimane dovrà stare a casa … e Brian ride quando se ne parla … e mi fa impressione!!
Perché loro amano i loro educaori ,ma quando gli prende la rabbia non guardano chi hanno davanti, non cercano di respirare e fermarsi, non vanno a parlare con chi li può aiutare a scaricarsi … per un attimo appaiono incontrollabili … è quello che gli insegna la vita nella strada del resto..dove non c’è chi li ascolta, chi li fa pensare, chi li abbraccia e li scalda.
Come impressionano i bambini che ridono quando gli si dice che non è necessario costruire armi di lego per giocare visto che tutti i giorni muore qualcuno per le armi vere. Chissà che c’è dietro la risata … rabbia o imbarazzo o magari.. qui può darsi che i bambini non abbiano le scarpe da tennis, una giacca, ma a molti di loro non manca di vedere il traffico passare sotto i loro occhi e un parente ucciso con un colpo di pistola o con una coltellata. Il compito dei giovani educatori, ma ancor di più dei giovani di Restinga, è lottare per un cambiamento, diversamente da come si fa in strada . Una lotta fatta di amore, comprensione, rispetto, impegno, sacrificio, e spesso anche dolore.
Claudia Minelli
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