I giorni scorrono sempre in maniera strana in Africa, tra attese e tramonti che ti portano già verso un’altra inaspettata giornata. Abbiamo imparato in così pochi giorni ad attendere e a far si che questo tempo fosse pieno, riempito di parole, di sguardi, di pensieri, di penne che scorrono sui diari, di polvere, di sole, di dubbi, di sorrisi, di nervi a fior di pelle, ma mai vuoto.
Abbiamo dovuto attendere tanto per vedere realizzato ciò per cui eravamo qui, ovvero l’ingresso dei ragazzi nella casa di Nyagatare, ma ecco che arrivano. Gli sguardi tra l’incredulo, lo scettico, la meraviglia di una doccia, seppur fredda, di un letto per uno e di uno spazio nell’armadio.
Murakaza neza, benvenuti, cosi’ abbiamo scritto in uno striscione sotto il gazebo. Abbiamo preparato riso e tonno, pizza, pane e nutella, coca e fanta per tutti; le sedie in cerchio, la musica, le ciabatte nuove fuori dalla stanza. E’ il nostro modo per fare sentire queste mura come CASA, come luogo di accoglienza, di educazione, nonstante le difficolta’e le contraddizioni che incontriamo quotidianamente. Ieri sera abbiamo messo da parte le nostre domande e ci siamo goduti questo evento, consapevoli di essere testimoni privilegiati di un momento cosi’ semplice e prezioso.
Linda, Anna, Nicoletta, Andrea, Vittorio, Ezio.
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