“Ascoltavo le sue raccomandazioni affannate mentre mi aiutava a preparare il bagaglio. Mi rallegrava partire, partorire. Lalèkhet, lalèdet, partire, partorire…”

Ieri ho cominciato a leggere e divorato “In nome della madre” di Erri De Luca, da cui è tratta la citazione sopra. E’ veramente un bel libro, te lo consiglio, piccolo, costa poco e si legge in un attimo. Parla della storia di Maria e Giuseppe, del loro amore, della nascita di Gesù. Tutto in maniera molto umana. Bello davvero.

Leggendo questo passo del libro mi sono venuti in mente gli Esf. Già partire e partorire. Un attesa, gravida di speranza, lunga un anno e poi il viaggio, il dare alla luce quello che si è preparato, quello che abbiamo custodito. Piace l’abbinamento di questi due verbi e immagino la tua emozione aspettando di vedere il “parto” dei tuoi educatori nel mondo.”

Riporto questo pensiero di Rosario Volpi che è una perfetta apertura alla riflessione……

Per i molti che partono, qualcuno resta sempre.

Si resta per presidiare il territorio, si resta per portare avanti il lavoro, si resta per non lasciare la sedia vuota, si resta perché chi parte sa che c’è qualcuno, si resta perché non si può partire, si resta… perché è anche bello restare.

In questi anni, dai primi viaggi ad oggi, ne è passata di acqua sotto i ponti. Siamo cresciuti, siamo diventati grandi. Il mondo non ci spaventa più. Siamo diventati capaci di rendere ogni partenza un momento speciale, preparato, condiviso, aspettato e realizzato. Un anno, un lungo anno fatto di incontri e di scontri, di approfondimenti, di riflessione e di interminabili scritti, di rivolgimenti e di punti fermi. Un anno in cui si sogna quel viaggio che sarà scandito dagli incontri.

Siamo diventati grandi e meno paurosi di affacciarci al mondo. Osiamo di più, siamo più consapevoli di quello che siamo e di quello che facciamo. E quando sono gli altri a cercarci e a chiederci di collaborare, ci sentiamo sempre più sulla strada giusta.

Ma quanti errori, quanti passi falsi, quante parole non dette o dette al momento sbagliato.

Ogni errore una conquista, ogni errore una rivisitazione.

E’ così che arriviamo al momento in cui tutti partono. Si prendono aerei per i vari continenti, il sud del Brasile, il centro del Madagascar, una città a pochi chilometri da Nairobi, El Paraiso in Honduras, ma non nel mar dei caraibi, sulle montagne in mezzo alle piantagioni di caffè. Ognuno con il suo zaino, pieno, stracolmo, di poche cose che appartengono ma di molte che possono servire. Ognuno con la testa piena di domande e di nessuna risposta.

L’ufficio si svuota, si rimane solo a guardare l’enorme cartina del mondo appesa al muro, individuando i vari paesi e le varie città. Si sfoglia il dossier dei viaggi, si controllano gli arrivi e le partenze. Ci si gusta la solitudine, e nel silenzio sale una preghiera a quel dio che accompagna ognuno di loro, perché ogni passo sia guidato nella giusta direzione. Si aspetta l’sms di conferma che l’aereo abbia toccato il suolo, che tutti siano al sicuro, giunti a destinazione, pronti per la loro avventura.

Un sms ogni tanto, una telefonata alla settimana, i report del viaggio, gli articoli per il sito. Ad ogni messaggio una risposta. A volte occorre intervenire, altre volte si prende atto dell’impotenza dovuta alla distanza, alla lingua incomprensibile, alla cultura così lontana… Si spera che le cose vadano così come le avevamo pensate…e se così non succede significa che dovevano andare in un modo diverso. Ci si affida alla provvidenza, al fato, al succedersi degli eventi. Ma la logica dell’essere accanto scandisce le ore di una giornata africana che si alza presto, di quella brasiliana dal freddo polare, di quella malgascia con i suoi 300 bambini, a quella honduregna così poco sicura ma così affascinante.

Si aspetta, gustando il tempo del riposo e apprezzando il lavoro fatto che certamente porterà buoni frutti. Si aspetta un ritorno che a sua volta è una partenza. Sempre con uno zaino stracolmo, con molte cose che appartengono ma sempre con le mille domande e nessuna risposta.

Si aspetta un ritorno fatto di abbracci e di volti nuovi. E su ogni volto il riconoscere il segno di un’esperienza che ha solcato l’anima e che rimarrà per molto tempo come riferimento per le scelte importanti della vita.

Si aspetta per ripartire di nuovo

Ognuno ha il suo modo per accompagnare….

Cristina Mazza

 

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