Sono sulla via di Santiago, sulla via che vide molti piedi prima di me, molti pensieri prima dei miei, molti dolori più intensi dei miei. Quanti chilometri sono passati dal giorno 12 di Aprile? a dire la verità, non lo so, ho perso il conto o forse ho semplicemente smesso di contare ed ho cominciato a camminare. Che significa camminare? camminare vuol dire affidarsi ai propri piedi, sulla terra che si fa asfalto e strada affollata, che chiede silenzio, che vuole essere ascoltata. camminare per venti giorni, per tanti chilometri, significa cambiare il proprio ritmo, la propria essenza. Tutto muta, cambia il peso, cambia il contatto con le pietre che inciampano lo scarpone o la scarpa più leggera, le scosse che feriscono, le ferite che scuotono. Alzarsi ogni giorno per iniziare a camminare vuol dire essere curiosi e rispettosi e pronti all’incontro. E’ necessario proteggere il proprio corpo, averne cura, ascoltandolo e ringraziandolo per aver avuto la pazienza di accompagnare l’anima e la mente e tutto il peso che portano con se. La sensazione che si prova arrivando è sopravvalutata, l’andare va coltivato, l’arrivare deve permettere il ripartire. Per questo è il cammino che decide, che ci racconta dove sarà meglio fermarsi e perchè. Ora non so bene dove questo incedere mi condurrà, non so se il senso lo si trova andando, l’augurio che faccio a chi cammina ogni giorno è di imparare a farlo sempre meglio, di portare strada nella vita e non permettere che la chimera di arrivare a Santiago rimanga solo un ricordo romantico di gioventù, ma spinta al cambiamento, vicinanza al proprio dio.
Gabriella Ballarini
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