Sono le sei di mattina, si sentono i ragazzi camminare per il patio, parlano a bassa voce come fanno sempre, si sente l’acqua dai rubinetti e le porte che si aprono e si chiudono, si sente un certo fermento, tra poche ore si va in scena. Nella cittadina di El Paraiso (Honduras) da due anni si organizza un festival del teatro dove si selezionano tre compagnie che avranno la possibilità di andare a San Pedro per il festival nazionale. La casa Juan Pablo II ques’anno ha deciso di partecipare: “Ojos abiertos” sia chiama il loro spettacolo.
Eccoci dunque, 12 ragazzi, il regista, l’adrenalina e la voglia di esserci.
Noi siamo qui, mai più invisibili, non solo come conseguenza dei nostri sbagli, oggi siamo qui come conseguenza della pazienza, del lavoro, della passione, dell’impegno.
Ojos abiertos, quelli dei ragazzi già alle otto pronti per salire in macchina e andare verso la parata di apertura del festival. “i giovani dell’Honduras sono qui!” urla una voce microfonata mentre andiamo verso la casa della cultura, “il futuro del nostro amato Paese è qui!” continuano le due voci che accompagnano la parata. Mai più invisibili.
Nervosi senza mai perdere il sorriso, ecco i nostri ragazzi, agitati chiedono a Giovanna di ripetere un attimo i tempi per i passi della nuova coreografia, lei spiega. Nico controlla i cavi, spera che tutto vada bene, non parla, ma guarda i ragazzi, è lì con loro. Daniele controlla che la ripresa racconti tutta la giornata, Franco cerca di capire chi è più nervoso e gli va vicino, un abbraccio e passa tutto. Monica , la dottora, sorride, lei è la mamma, ci accompagna silenziosa e non si tira indietro se abbiamo bisogno di aiuto, Francesca guarda negli occhi i ragazzi “calmatevi e respirate” dice loro, e continua “inspirare, espirare!”.
Ci siamo. Sorteggiano il nostro nome, siamo quinti.
Per pranzo solo galletas e succo, meglio che si stia leggeri. Si cambiano tutti, ormai tocca quasi a noi, maglietta bianca, pantalone bianco e il solito sorriso, felici ripassano la parte in silenzio, ripensano ai tempi, ripercorrono tutto nella memoria, ogni minuto, ogni passaggio.
“Questa è l’amicizia” … si apre così lo spettacolo, una canzone e il primo forte applauso per i nostri 12, radiosi, indescrivibili.
Lacrime e sorrisi, questo è lo spettacolo dei ragazzi. Parole di solitudine, sguardi complici sul palco di una vita restituita dalla vita stessa e noi lì, spettatori di questa rinascita.
Sta per giungere il verdetto, siamo tutti vicini, c’è chi aspetta per lo scatto che racconta la vittoria, perché sarà pur vero che non ci sono né vincitori, né vinti, ma i ragazzi sono stati talmente bravi che il viaggio per San Pedro già sembra nostro. Eccoli, tutti sul palco a festeggiare, tutti, felici, increduli, vincitori entusiasti.
Lacrime di gioia, abbracci, anche la dottora Monica tradisce l’emozione, Nico e Daniele non capiscono più nulla, i ragazzi saltano e esplodono in un grido liberatorio. È una festa. Vinciamo anche il premio di miglior messa in scena e di miglior attore, applausi fino a non sentire nemmeno più il peso delle mani.
Questo è quello che è successo, ma chiaramente è successo molto di più, tutto quello che le parole non possono spiegare rimarrà su quel palco, rimarrà dentro al giorno di ieri, il giorno in cui 12 ragazzi sono riusciti a raggiungere la libertà di sentirsi qualcuno, parte di un disegno più grande, destinati ad uscire dalla strada, a cambiare scena, a riconoscere la maschera per appoggiarla da un lato e ricominciare.
Gabriella Ballarini
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