Immaginate una delle prime vere giornate primaverili dell’anno dopo un lungo e rigido inverno, un bel gruppetto di amici, abiti comodi, zainetto con colazione al sacco: non manca nulla, si parte!
La destinazione è un dettaglio, quando sono partito non ci ho pensato affatto, avevo altri pensieri in mente, altre considerazioni che mi ronzavano in testa.
Camminare: uno strumento semplice, così comune, da piccolissimi rappresenta un traguardo inconsapevolmente anelato e poi un bel giorno si comincia e il camminare ci accompagna per tutta la vita.
Camminando si può ottenere un effetto straordinario, ci si mette alla prova, si vedono un sacco di cose da un altro punto di vista, si stringono amicizie, si conosce se stessi, inutile soffermarsi a descrivere le bellezze dei posti visitati.
Ho pensato di scrivere questo articolo perché mi son detto: forse anche altri potrebbero provare, vivere i passi come me, iniziare come me senza una meta e poi rimettere in discussione il concetto stesso di meta traendone soddisfazione camminando, passeggiando, stando con quello che c’è.
Spesso, per pigrizia, per presunta mancanza di tempo o addirittura per sfiducia, perdiamo una delle migliori occasioni che la natura ci offre per stare con noi stessi.
Guardarsi dentro consiste nella migliore delle medicine dell’ io, non credete?
In più, non ci si può distrarre, bisogna rimanere vigili, il camminare stimola la percezione, ti fa vedere le cose, anche quelle di fronte alle quali passiamo tutti i giorni, ma che non vediamo, le guardiamo magari, ma lo sguardo è distratto e corre altrove.
Camminare insieme riduce le distanze sociali e sprona l’incontro, il dialogo, anche quelle volte in cui ci si dice solamente: tutto bene? Per chi fa fatica ad aprirsi al confronto è già un grande passo avanti.
Chiediamoci: da quanto tempo non cammino?
Chiusi nelle nostre auto, barricati al “sicuro” sulle nostre quattro ruote, da quanto tempo non guardiamo il mondo in modo diverso?
Si possono fare delle scoperte straordinarie, si fanno dei pensieri davvero esaltanti e non sto esagerando.
Quando sono partito ero un po’ febbricitante, indeciso fino alla fine se partire oppure no, se incamminarmi, come si dice, ma il fatto stesso di essermi messo alla prova mi ha fatto completamente dimenticare il mal di testa e tutto il resto, ha fatto dissolvere i dubbi e l’unica cosa importante era la strada e tutto era più leggero anche quando le gambe si dovevano arrampicare o far forza in discesa.
È proprio qualcosa fuori dall’ordinario, ma mi è capitato di pensare che a volte appesantiamo noi stessi le nostre vite, appesantiamo i problemi, spesso ne restiamo prigionieri perchè ci soffermiamo troppo, stiamo sempre lì.
Beh, posso dire che camminare mi ha distratto la mente, se mi passate il termine, i 25 chilometri percorsi mi hanno dato “aria sufficiente” per pensare, per sfiorare anche alcune soluzioni.
Nel corso della camminata che abbiamo fatto ho potuto constatare che un gruppo eterogeneo di persone si è “contaminato” strada facendo, ci siamo supportati, osservati, ascoltati nel silenzio dei nostri passi.
Quando siamo arrivati alla fine eravamo stanchi, ma sul volto di ognuno in maniera distinta e lieve, ho potuto scorgere una forma di felicità, un sorriso, una strana estasi.
C’erano quelli che si erano impegnati, quelli appagati, coraggiosi che, infilando un passo dietro l’altro avevano capito che l’importante era l’andare e non l’arrivare.
Le cose più importanti della vita cominciano proprio così, un passo alla volta e uno dietro l’altro…. spero di incontrare presto ognuno di voi, sulla strada o anche solo nei pensieri.
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